Politica

Pubblicato il 18 Agosto 2019 | di Vito Piruzza

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Com’è verde la mia Europa…che guarda ai giovani e al futuro

Alle ultime elezioni europee mentre tutte le attenzioni erano assorbite dalle attese relative all’affermazione delle forze sovraniste, a vario titolo e con varie forme in qualche modo antieuropee, la sorpresa forse più grande anche perché meno attesa è arrivata dai partiti ecologisti fortemente filoeuropeisti, anche se in chiave critica rispetto alla passata gestione europea, che in diversi Paesi hanno letteralmente “sbancato”.

Secondo partito in Germania con oltre il 20 per cento, terzo in Francia con oltre il 13 per cento (il doppio del Partito Socialista per intenderci…), in totale 74 seggi, il quarto gruppo parlamentare dopo i Popolari, i Socialisti e i Liberali; un seggio in più del gruppo dei Sovranisti, con un incremento del 50 per cento in termini di seggi rispetto al 2014.

Sull’onda della mobilitazione  promossa dalla giovane Greta Thunberg e del “Venerdì per il Futuro” l’elettorato giovanile si è mobilitato e si è anche visto in termini di affluenza alle urne: per la prima volta da quando si vota per il Parlamento Europeo è cresciuto il numero degli elettori di ben 8 punti percentuali (anche se in parte è anche frutto dell’effetto catalizzatore del confronto euroscettici/europeisti).

Sull’onda della deideologizzazione i partiti tradizionali hanno ceduto elettori in favore di forze meno convenzionali non a caso i grandi vincitori di queste elezioni sono stati nel fronte europeista i Liberali e i Verdi, nel fronte euroscettico i Sovranisti.

E in Italia? Da noi è tutta un’altra storia, l’aggregazione che comprendeva i verdi è rimasta ben lontano dalla soglia di sbarramento del 4 per cento, ed a coerenza anche l’affluenza alle urne, anch’essa in controtendenza rispetto al resto di Europa, è ulteriormente diminuita.

Questi risultati dimostrano che nel resto d’Europa i grandi temi della tutela del Creato, della crescita sostenibile e della responsabilità verso le nuove generazioni influenzano il dibattito politico con ragionamenti di grande respiro, con una visione ampia che vede i problemi nella corretta dimensione continentale, la dimensione ottimale per affrontare le grandi sfide che il futuro ci pone davanti.

E in Italia? Nella nostra piccola nazione pur avendo ricevuto gli stessi stimoli degli altri popoli europei, il dibattito invece di elevarsi alle grandi sfide del futuro si avviluppa in modo autoreferenziale e anche un po’ gretto su presunte emergenze, elevando a categoria esistenziale il primato nazionale e relegando ai margini del dibattito le questioni che nel prossimo futuro costituiranno il fulcro del dibattito.

Anche da questi elementi si intravede la differenza tra comunità che guardano al futuro con consapevolezza e voglia di sfidarlo, che rendono protagonisti i giovani del loro futuro e comunità stanche tutte proiettate sulle proprie paure che conducono battaglie di retroguardia e continuano ad ignorare i giovani e il futuro.

 

 

 

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