Vita Cristiana

Pubblicato il 19 Agosto 2019 | di Redazione

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Celebrare nelle cattedrali della Creazione

I luoghi dove si svela e si nasconde la fantasia di Dio

Ci sono cattedrali innalzate dall’uomo, diverse per epoca e sensibilità artistica, in cui la lode di Dio prende forma nella liturgia e nel canto. Ci sono cattedrali realizzate da Dio stesso, diverse per conformazione e latitudine, in cui la lode verso il Creatore si innalza da arcani silenzi ed è scandita dal respiro della creazione. Di queste cattedrali voglio parlare.

Le Messe più belle che ho celebrato – seppure possano esistere Messe più belle di altre – hanno preso corpo negli spazi senza mura e colonne, senza altari e amboni, senza volte affrescate e senza vetri istoriati, che Dio stesso ha modellato nel corso di lunghissime ere geologiche.

Isole Svalbard, Spitzbergen, Raudfjorden, 80° Nord, 200 chilometri circa dal Polo Nord, Agosto 1999. Ho concluso il trekking quotidiano e torno alla mia tenda. La pioggerella costante ha lasciato il posto a un sole che, presente per 24 ore al giorno, viene spesso celato dalle nuvole. La sua luce fa scintillare i ghiacciai che si gettano direttamente in mare, con fronti larghi diverse centinaia di metri. Non c’è vento e il mare ha il colore blu intenso tipico dei fiordi del nord, in cui le acque sono fredde e profonde. C’è un silenzio pressoché totale attorno a me; silenzio che viene rotto soltanto dal rumore dei seracchi dei ghiacciai che si staccano per andare a rovesciarsi in mare, con quel suono così sordo e particolare che soltanto chi li ha visti e sentiti può comprendere. Ne devo approfittare! Anziché celebrare la Messa nella mia tendina, realizzo un piccolo altare sulla spiaggia, al limitare del bagnasciuga. Il campo si trova quasi in fondo al fiordo e sono circondato da alture glaciali, mare e ghiacciai. So che in me e con me c’è tutta la Chiesa – don Primo Mazzolari diceva che le Messe più impegnative erano quelle che doveva celebrare da solo – e ne sento tutta la responsabilità, anche perché i miei occhi non possono sopportare il peso di tanta bellezza, della quale sono chiamato ad essere testimone e annunciatore. La celebrazione si svolge nel silenzio più totale; anche la mia voce, che bisbiglia i testi liturgici, si sforza di rispettarlo. Chiedo al buon Dio, alla fine di darmi un piccolo segno, una pacca sulla spalla; e, nello stesso momento, quando ho appena finito la Messa, un seracco si stacca dal ghiacciaio che mi sta di fronte. E mi commuovo.

1997 o 1998, non ricordo bene. Route regionale sui Nebrodi con le scolte della FSE. È la fine del primo giorno di cammino, che ci ha visto partire da Randazzo e giungere a un pratone in quota dove abbiamo piantato il campo per trascorrere la notte. La salita è stata impegnativa e la stanchezza si fa sentire. Sistemato il campo, ci occupiamo di predisporre l’altare per la celebrazione dell’Eucaristia. Siamo di fronte all’Etna, e la “Muntagna” è in attività: ogni tanto, come i fuochi di artificio, i lapilli lanciati dal vulcano tracciano il cielo ormai immerso nel tramonto. Inizia la celebrazione della Messa. Io sono all’altare e ho il vulcano alle spalle. Alla consacrazione, mentre alzo l’Ostia, sento un boato dietro di me. Le ragazze strabuzzano gli occhi. Non resisto: devo voltarmi. Proprio in quel momento la “Muntagna” si sveglia e illumina il crepuscolo con i suoi fuochi d’artificio. Simultaneamente, la luna piena comincia a spuntare dietro la sommità del vulcano. E io lì, con l’Ostia alzata; e non riesco ad abbassarla, mentre la luna bianca che sale attraversa i bagliori rossastri dell’eruzione. La Messa continua e si conclude; ma alla fine restiamo tutti in silenzio, con gli occhi lucidi, ebbri della troppa bellezza che abbiamo ricevuto in dono, timorosi di contaminare con parole e commenti l’ineffabile momento che stiamo vivendo.

2015, agosto, Bowron Lakes, un gruppo di laghi tutti collegati, a forma di quadrato, nella parte settentrionale della British Columbia in Canada, 700 chilometri a nord di Vancouver. È il paradiso di chi ama la canoa. Foreste incontaminate in cui regnano gli alci e gli orsi neri, presidiati dalle aquile dal collo bianco. Laghi come solchi tra le montagne, le cui acque cambiano colore a seconda del momento del giorno e delle condizioni atmosferiche, passando repentinamente dal verde smeraldo al blu cobalto, o al grigio livido nel caso in cui si stia avvicinando la tempesta. Siamo in canoa e stiamo discendendo un fiume che collega due laghi. A destra e a sinistra la vegetazione incombe su di noi come un muro impenetrabile, non lasciando individuare né un varco né un approdo. A un certo punto, senza preavviso, la prima canoa vira repentinamente a sinistra. Pensiamo che vada ad arenarsi in mezzo alle piante della riva, e invece la vediamo inghiottita, fagocitata dalla vegetazione. Se la guida ha fatto così, noi dobbiamo seguirla e, non senza trepidazione, pagaiamo con decisione verso la vegetazione. Anche noi veniamo inghiottiti; ma la canoa continua a fendere l’acqua, da cui emergono gli steli alti e fitti degli arbusti acquatici. Continua così per una cinquantina di metri. All’improvviso, il paradiso. La cortina degli arbusti si dissolve e, con la visuale libera, scopriamo di essere entrati in un lago nascosto, di non più di 200 metri di diametro, completamente invisibile dal fiume. E approdiamo su una spiaggia, la cui sabbia ricorda, per il suo colore dorato e la sua consistenza, quella delle nostre coste. Acqua limpida. Niente vento. E, dopo aver montato la tenda e il campo, un bagno liberatorio scaccia via la fatica e il sudore della giornata trascorsa a pagaiare. Penso che nessuno abbia mai celebrato la Messa in questo posto meraviglioso: ed era lo stesso pensiero che ha attraversato la mia mente tante volte, anche sul fiordo alle Isole Svalbard. La Provvidenza mi mette a disposizione un ceppo che, come altare, si coordina perfettamente con la cattedrale in cui mi trovo: in quell’angolo di paradiso, le mie parole danno suono alla lode che si innalza a Dio dalla Creazione, diventata al contempo offerta e cattedrale.

Potrei narrare di esperienze similari vissute ai quattro punti cardinali, dalla Groenlandia alla Terra del Fuoco, dall’Isola di Pasqua alla Nuova Zelanda, passando per l’Australia e da tanti altri luoghi più o meno estremi. Ma unica è la bellezza della creazione, nelle molteplici forme in cui la fantasia di Dio attraverso essa si mostra e, al contempo, si nasconde. Una bellezza ignara di sé, che soltanto i nostri occhi possono percepire e alla quale solo le nostre parole possono dare voce.

Paolo La Terra

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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