Società

Pubblicato il 10 Settembre 2019 | di Redazione

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La Sacra Famiglia icona dei migranti e quella paura salvifica di Giuseppe

“Giuseppe… Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao … ebbe paura di andarvi… si ritirò nelle regioni della Galilea …”. (Mt 1,21 23). La Sacra Famiglia è modello delle famiglie migranti, prototipo di quelle perseguitate, icona dei rifugiati e degli esiliati. Attualmente è un brano evangelico richiamato e attualizzato più che mai. C’è un passaggio non secondario, il versetto 23: “Giuseppe, avendo paura di andarvi [in Giudea]… si ritirò nelle regioni della Galilea”. Quell’avere paura di Giuseppe lo ha reso ancora più giusto. Alla debolezza umana della paura egli reagì con una decisione determinante e responsabile. Cambiò percorso. E fece bene. Ha deciso sul proprio futuro ricalcolando i piani, i programmi, i progetti, i percorsi.

Per molti migranti oggi la meta di approdo sarebbe l’Italia o la Francia o la Spagna, ma se ci sta un Archelao è meglio allora discernere e agire per un cambiamento di rotta, cioè sbarcare altrove. Giuseppe non forzò gli eventi, non si oppose alle autorità, non reclamò insistentemente diritti; alle grida di protesta scelse il silenzio riflessivo, all’assecondare gli istinti e gli umori ascoltò la Voce dei sogni rivelatori. È un’altra prospettiva nel leggere il fenomeno migratorio, oggi una problematica dagli animi accesi. Soccorrere, accogliere, garantire dignità e sicurezza alla vita umana, sono sicuramente delle priorità per tutti. Discutibili e divergenti i modi come applicare questi principi. Ma non dimentichiamo che in queste tristi storie e di fronte al rifiuto di una nazione, resistere con la pazienza e la perseveranza nel proseguire oltre per trovare pace e serenità, è una vera e propria virtù eroica dei migranti. Lasciare tutto, rischiare tutto, fare di tutto, finanche cambiare totalmente rotta prima ancora di mettersi in mare.

È certo un martirio stressante, conseguenza amara dei porti chiusi e delle porte chiuse. Ma che forse Giuseppe non abbia fatto sue le parole del salmista: “Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo”? (Sal 126). E allora, l’immagine della Santa Famiglia migrante non deve essere il santino devozionale della commiserazione, dei sofferenti che fanno pena; sia invece l’icona della soluzione, del trovare altre vie d’uscita, del non farsi vincere dall’abbattimento. La speranza è l’Italia? Che ben venga, me lo auguro. Ma se i tempi e le politiche non lo permettono per via degli “Archelao” di turno, allora, non si escludano altre scelte risolutive, si intraprendano altre decisioni coraggiose, si intravedano altre destinazioni, altre rotte come fece San Giuseppe. Quella sua paura fu salvifica. Non entrò, decise di dimorare altrove. Alla logica, a volte dal sapore ideologico, di un’accoglienza a tutti i costi, quasi sregolata e incontrollata, si potrebbe allora optare per altre soluzioni socio-politiche più confacenti e dignitose sia alla comunità che deve essere accolta sia a quella che dovrebbe accogliere. Basterebbe non illudere con ideologie di destra o di sinistra, rosse o nere!

Paolo Antoci

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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