Pubblicato il 20 Settembre 2019 | di Agenzia Sir
0La politica e le citazioni del Vangelo. Se l’ignoranza vuole salire in cattedra
Anche nell’intenso e a tratti contorto dibattito politico di questi giorni non sono mancate citazioni frammentate di pagine del Vangelo e di parole di qualche Pontefice. Un esercizio non nuovo che pone interrogativi sulle motivazioni che spingono a compierlo in modi, tempi e luoghi che destano perplessità. Si è sempre e giustamente rimproverato il ricorso a estrapolazioni di frasi e di parole da un contesto, che le motiva e le significa, per sostenere una posizione di parte. Un politico cita un passo del Vangelo, un altro legge alcune parole di un Papa. Non sembra, in entrambi in casi, un esempio da imitare e neppure si può sottovalutare il rischio di una riduzione di ciò che, per sua stessa natura, riducibile non è mai stato e mai potrà essere.
La questione è seria, coinvolge l’intelligenza di credenti e non credenti in una riflessione su valori, ideali e linguaggi che, elevandola, distinguono la vita dell’uomo da quella di ogni altro essere vivente. Non ci si pone di fronte a questo tema con la logica dello schieramento, del muro contro muro, del botta e risposta, ma con la forza generativa del pensiero e della ricerca di senso. Si è anche oggi al bivio tra pensanti e non pensanti, prima ancora che al bivio tra credenti e non credenti. Ci si chiede allora se in queste diramazioni della vita e della storia le citazioni affrettate di parole del Vangelo e di parole di un Papa non possano essere lette come occasioni per porsi domande sul loro significato autentico. Un significato che non può essere raggiunto senza la conoscenza del contesto in cui si innervano e di cui si alimentano. Si tratta di intraprendere un percorso di studio e di ricerca per fermare la deriva di un’ignoranza che vorrebbe salire in cattedra. Si tratta di abbandonare la strada dello slogan per incamminarsi sulla strada dell’argomentazione che, come tale, non ama il muro contro il muro ma alimenta la capacità di elaborare in positivo il conflitto e di rendere la diversità generativa di bene comune.
Una strada è senza orizzonti, l’altra si percorre con i passi della comprensione e della condivisione delle fragilità e delle risorse proprie e altrui. Porta alla bellezza del vivere insieme nella diversità, porta all’esperienza di quel nuovo umanesimo che la fede cristiana propone anche con linguaggio laico. Porta alla vetta in cui ritrovare il significato ultimo dell’essere uomini per essere pienamente cittadini liberi e forti nel ribellarsi alla riduzione di cittadini dimezzati. Questo è un tempo favorevole per comprendere che le citazioni di parole del Vangelo e di un Papa sono da interpretare come stimoli per ripensare l’uomo e ritrovare il senso del suo cammino nella storia. È questo quindi un tempo favorevole per uscire da uno smarrimento che coincide con il ritrovarsi cittadini dimezzati.
Paolo Bustaffa