Pubblicato il 17 Ottobre 2019 | di Redazione
0Quel seme dei laboratori di cittadinanza
Nel contesto culturale e sociale che viviamo dove l’attenzione delle famiglie e di chi si occupa di educazione è rivolta alla cosiddetta “emergenza educativa”, i media ci regalano un’immagine della scuola italiana che alimenta l’angoscia delle famiglie: casi di violenze, abusi sui minori, disservizi di ogni genere, che in qualche modo richiedono provvedimenti speciali, urgenti. Il disorientamento dei ragazzi e dei giovani, l’assenza di chiari punti di riferimento, le difficoltà di ritagliarsi un posto nella società mettono a dura prova l’azione educativa quotidiana.
Le vite dei ragazzi che incontriamo sul nostro cammino sono per noi splendidi progetti in elaborazione, sono ambiziosi cantieri aperti, priorità che non si esauriranno qui ed ora, e nemmeno nel corso dei tre anni durante i quali saremo chiamati a farcene direttamente carico. Sognare il futuro per noi insegnanti significa prefigurarci i nostri ragazzi nella loro vita di domani, di giovani, di adulti, aiutare prima di tutto loro ad aprire il cassetto dei sogni e impiegare tempi e spazi perché i talenti possano emergere, perché le giovani vite possano trovare il contesto perfetto in cui svilupparsi, in cui fiorire, anche se questo fiore non saremo noi a coglierlo. Un docente “di cuore” sente già il profumo del futuro dei suoi alunni, ed è chiamato a collaborare con i diretti interessati per costruirlo, giorno dopo giorno, attraverso lo studio sicuramente, ma anche la conoscenza di sé, la capacità di vivere insieme agli altri, la gioia e la ricchezza enorme della costruzione comune del sapere.
Per questo, in concomitanza con i cambi di organizzazione oraria adottati in tutte le scuole di Ragusa, noi docenti della Quasimodo abbiamo deciso di rivedere interamente la nostra organizzazione oraria per ritagliare il lunedì pomeriggio per i nostri ragazzi un tempo scuola diverso, pensato per sperimentare, ancor più di quanto non si faccia nel tempo mattutino, la didattica nei laboratori. Perché se nella società attuale impera l’individualismo, una risposta educativa può essere far sperimentare agli alunni cosa significa concepire la classe e la scuola come comunità, come luoghi in cui la convivenza civile si sperimenta oltre che si teorizza; come luoghi in cui “cittadinanza” non è solo una bella parola che si infrange contro il muro del mio piccolo Hortus conclusus fatto di impegni, voti, performance individuali, ma è un modo di imparare a vivere nel mondo non da viaggiatori solitari ma condividendone la responsabilità con gli altri uomini.
Stiamo provando a scommettere che una risposta ordinaria ad un’esigenza straordinaria produca più frutto di una singola iniziativa; che un tempo e uno spazio pensati per “far sognare” e “sognare” i ragazzi non è una soluzione, ma è un buon inizio. E in ogni caso, da bravi sognatori, sappiamo che ogni seme gettato porterà frutto a suo tempo, che nulla andrà perduto di quanto abbiamo dato, se l’abbiamo dato con amore.
Margherita Trovato