Vita Cristiana

Pubblicato il 14 Novembre 2019 | di Redazione

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Vivere in pienezza la propria fede attraverso Parola, ascolto e prassi

«Dio nessuno lo ha mai visto, ma il figlio che è nel suo grembo ce l’ha raccontato» (Gv 1,18). Se ogni racconto è fatto di parole, come è emersa nel mondo questa vigorosa parola? Nell’Antico Testamento la “parola”, dabar, è un evento accaduto nella storia. Basti pensare alla creazione del Genesi o al Deuteronomio in cui Dio parla a Mosè, Mosè al popolo e il popolo “vede” la “parola”. Nel Nuovo Testamento, come testimonia il passo citato del Vangelo di Giovanni, la “parola” è il Cristo. I Magi vanno a “vedere” proprio questa “parola” incarnata.

Tuttavia la “parola” trova spazio pure nella Bibbia. Midbar è “il luogo della parola”. Perciò la scrittura sta tra la “parola” e il libro e vuole che l’evento del linguaggio diventi documento. Ma per arrivare a tale visione c’è tutto un complicato e dinamico processo: la lettura dell’evento, l’interpretazione dell’evento e la celebrazione dell’evento. Nel primo caso c’è un evento storico. Nel secondo caso l’evento viene letto attraverso la fede e, nel terzo caso, emerge il rito come ricordo di qualcosa di estremamente fondamentale, ripetibile e trasmissibile.

In senso ebraico si passa da un evento storico, la liberazione dall’Egitto, lo si collega alla potenza di Yhwh e, infine, si celebra l’uscita dall’Egitto. In chiave cristiana l’evento storico è il sepolcro vuoto in cui non c’è più il corpo del Cristo, la fede fa dire che “Cristo è risorto” e poi arriva la liturgia come celebrazione perpetua dell’evento. Tutto ciò da un lato ci fa capire brevemente il cammino sul quale si fonda un particolare tipo di religione, dall’altro lato ci fa capire non solo l’importanza di Dio, ma anche quella dell’uomo. Se «in principio era la parola» (Gv 1,1) vuol dire che in principio c’è anche l’ascolto. Una “parola” non ascoltata è una parola non reale, non efficace. Pertanto il destino della religione giudaico-cristiana lega Dio e l’uomo e ne costituisce un progetto. Un progetto complicato e ostacolato sia dalle forze che si oppongono a Dio, sia dalla debole natura dell’essere umano. Ma solo una potente “voce” ascoltata e messa in pratica può condurre, da un punto di vista religioso, alla salvezza. Questo “schema” sta all’origine della religione ebraica e di quella cristiana. Anche se le interpretazioni sono diverse, entrambe ci ricordano la potenza della “parola”, l’importanza dell’ascolto e la prassi come testimonianza viva del nesso parola-ascolto.

Non a caso, in conclusione, è bene ricordare un passo del Vangelo di Luca in cui Gesù, in poche parole, mette in evidenza l’importanza del processo parola-ascolto-prassi: una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». (Lc 11, 27-28). Perciò accostarsi con questa consapevolezza alla religione può essere il primo passo per vivere in pienezza la propria fede e abbandonare per sempre ogni intimo sentimentalismo solipsistico.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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