Vita Cristiana

Pubblicato il 15 Novembre 2019 | di Redazione

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Prima l’ascolto e poi lo spezzare il pane

Come ad Emmaus la liturgia ci aiuta ad aprire gli occhi e riconoscere Gesù

«Aprì loro la mente per comprendere le Scrittura» (Lc 24,25), la sera di Pasqua Gesù in persona si avvicina ai due discepoli delusi che lasciavano Gerusalemme e si dirigevano verso Emmaus e smonta la loro delusione con la certezza della Parola che riscalda il loro cuore. È questa l’immagine che papa Francesco usa nella lettera apostolica con la quale istituisce la domenica della Parola di Dio, fissandola per la III domenica del Tempo Ordinario cioè a dire a fine gennaio nel contesto dell’ottavario di preghiera per l’unità dei Cristiani. L’istituzione della domenica della Parola di Dio non vuole relegare la Bibbia all’interno di quel giorno dedicato, non vuole essere “una volta l’anno” ma “una volta per tutto l’anno”; sappiamo bene infatti quanto sia debole la forza della Parola di Dio nella fede quotidiana di tanti cattolici, pur riconoscendone l’importanza, non essendo stati abituati a percorsi ordinati con e per la Parola di Dio, a differenza delle Chiese protestanti.

La nostra conoscenza della Bibbia è frammentaria, come i turisti conoscono i siti più famosi delle città d’arte così noi conosciamo della Bibbia i brani più comuni, quelli che sono più diffusi e perciò abbiamo più ascoltato come le parabole o alcuni racconti di Gesù o determinati avvenimenti presenti nell’antico testamento.

Un mondo da abitare. «La Bibbia non può essere considerata come un’antologia di testi, slegati gli uni dagli altri, a cui il lettore attinge pensieri edificanti aprendo a caso le pagine. Per molti credenti essa non è altro che una raccolta di belle frasi, che rassicurano e confortano. Niente di male in questo. Ma la Scrittura è molto di più. Sollecita un ascolto più profondo. La Bibbia, per l’appunto, è un mondo da abitare. Entrati nel “regno di Dio”, siamo condotti per mano lungo un itinerario che ci porta a comprendere sempre meglio cosa significhi credere e quale sia il senso autentico delle nostre esistenze» (L. Maggi, Come leggere la Bibbia). Dovremmo cominciare ad abitare la Bibbia, il residente conosce non solo le vie più importanti della città ma anche le strade secondarie e gli angoli nascosti che contengono particolari bellezze. Per abitare la Bibbia è necessario cominciare a leggerla sul serio … una lettura attenta, e perché lo sia, occorre curare l’ambiente in cui avviene la lettura. Dice Lidia Maggi in “Come leggere la Bibbia”: «Molti tra voi, soprattutto i più giovani, sono abituati a studiare sentendo la musica dall’iPod, col cellulare acceso. Eppure il silenzio rende l’ascolto molto più intenso. Tolti i vari rumori, l’attenzione sarà tutta polarizzata dal mondo del testo. … Non spaventatevi, se non tutto risulterà chiaro. Una certa fatica nel comprendere il testo è provvidenziale: ci aiuta a non cadere nel trabocchetto del far dire alla Bibbia i nostri pensieri. Dio non è lo specchio o la fotocopia di te».

Sotto l’azione dello Spirito Santo. La Bibbia, poi, va letta sotto l’azione dello Spirito Santo. La Sacra Scrittura sotto l’azione dello Spirito Santo trasforma in Parola di Dio la parola degli uomini scritta in maniera umana. L’azione dello Spirito Santo non riguarda soltanto la formazione della Sacra Scrittura, ma opera anche in coloro che si pongono in ascolto della Parola di Dio. Dice papa Francesco «Quando la Sacra Scrittura è letta nello stesso Spirito con cui è stata scritta, permane sempre nuova. L’Antico Testamento non è mai vecchio una volta che è parte del Nuovo, perché tutto è trasformato dall’unico Spirito che lo ispira. L’intero testo sacro possiede una funzione profetica: essa non riguarda il futuro, ma l’oggi di chi si nutre di questa Parola. Chi si nutre ogni giorno della Parola di Dio si fa, come Gesù, contemporaneo delle persone che incontra; non è tentato di cadere in nostalgie sterili per il passato, né in utopie disincarnate verso il futuro» (AI 12).

I suggerimenti del Papa. La lettera di papa Francesco ci da anche una serie di suggerimenti pratici per sottolineare l’importanza di questa domenica anzi per viverla come un giorno solenne: l’intronizzazione del testo sacro nelle celebrazione eucaristica, la celebrazione del rito del Lettorato, la consegna della Bibbia o di un suo libro, ecc. Nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini papa Benedetto XVI afferma: «Considerando la Chiesa come “casa della Parola”, si deve innanzitutto porre attenzione alla sacra liturgia. È questo infatti l’ambito privilegiato in cui Dio parla a noi nel presente della nostra vita, parla oggi al suo popolo, che ascolta e risponde. Ogni azione liturgica è per natura sua intrisa di sacra Scrittura» (VD 52).

L’azione liturgica e la Parola di Dio. Cristo stesso «è presente nella sua parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (SC 24). La Chiesa ha sempre mostrato la consapevolezza che nell’azione liturgica la Parola di Dio si accompagna all’intima azione dello Spirito Santo che la rende operante nel cuore dei fedeli. In realtà è grazie al Paraclito che «la parola di Dio diventa fondamento dell’azione liturgica, norma e sostegno di tutta la vita. La Chiesa proclama e ascolta la sacra Scrittura seguendo il ritmo dell’anno liturgico. Questo distendersi della Parola di Dio nel tempo avviene in particolare nella celebrazione eucaristica e nella Liturgia delle Ore. Al centro di tutto risplende il Mistero Pasquale, al quale si collegano tutti i misteri di Cristo e della storia della salvezza che si attualizzano sacramentalmente. Grazie alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, nella celebrazione dell’Eucaristia ci viene offerta con abbondanza la Parola di Dio; il lezionario (la raccolta dei testi biblici ad uso liturgico) festivo diviso in tre anni e quello feriale diviso in due anni ci offre la lettura di quasi tutta la Bibbia. Il racconto di Luca sui discepoli di Emmaus ci fa comprendere il legame tra l’ascolto della Parola e lo spezzare il pane (cfr Lc 24,13-35). Gesù si fece loro incontro nel giorno dopo il sabato, ascoltò le espressioni della loro speranza delusa e, diventando compagno di cammino, «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). I due discepoli iniziano a guardare in un modo nuovo le Scritture insieme a questo viandante che si manifesta così inaspettatamente familiare alla loro vita. Ciò che è accaduto in quei giorni non appare più come fallimento, ma come compimento e nuovo inizio. Tuttavia, anche queste parole non sembrano ancora sufficienti ai due discepoli. Il Vangelo di Luca ci dice che «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31) solo quando Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, mentre prima «i loro occhi erano impediti a riconoscerlo» (Lc 24,16). La presenza di Gesù, dapprima con le parole, poi con il gesto di spezzare il pane, ha reso possibile ai discepoli il riconoscerlo, ed essi possono risentire in modo nuovo quanto avevano già vissuto precedentemente con Lui: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).

Dal racconto emerge come la Scrittura stessa orienti a cogliere il suo nesso indissolubile con l’Eucaristia. «Si deve quindi sempre tener presente che la parola di Dio, dalla Chiesa letta e annunziata nella liturgia, porta in qualche modo, come al suo stesso fine, al sacrificio dell’alleanza e al convito della grazia, cioè all’Eucaristia» (OLM 10). Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico. L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della sacra Scrittura, così come la sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico (cfr VD 54-55).

La Parola di Dio è sacramento, lo comprendiamo in analogia alla presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino consacrati. Accostandoci all’altare e prendendo parte al banchetto eucaristico noi comunichiamo realmente al corpo e al sangue di Cristo. La proclamazione della Parola di Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso ad essere presente e a rivolgersi a noi per essere accolto. Sull’atteggiamento da avere sia nei confronti dell’Eucaristia, che della Parola di Dio, san Girolamo afferma: «Noi leggiamo le sante Scritture. Io penso che il Vangelo è il Corpo di Cristo; io penso che le sante Scritture sono il suo insegnamento. E quando egli dice: «Chi non mangerà la mia carne e berrà il mio sangue (Gv 6,53), benché queste parole si possano intendere anche del Mistero (eucaristico), tuttavia il corpo di Cristo e il suo sangue è veramente la parola della Scrittura, è l’insegnamento di Dio. Quando ci rechiamo al Mistero, se ne cade una briciola, ci sentiamo perduti. E quando stiamo ascoltando la Parola di Dio, e ci viene versata nelle orecchie la Parola di Dio e la carne di Cristo e il suo sangue, e noi pensiamo ad altro, in quale grande pericolo non incappiamo?» (In Psalmum 147). «Cristo, realmente presente nelle specie del pane e del vino, è presente, in modo analogo, anche nella Parola proclamata nella liturgia» (DV 56).

Girolamo Alessi

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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