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Pubblicato il 25 Novembre 2019 | di Agenzia Sir

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Nuovi aggiornamenti sulla Ragusa-Catania

Il Sindaco di Ragusa si è premurato di informare i cittadini a proposito del tavolo tecnico-istituzionale sulla Ragusana, che si è concluso l’altro giorno in Municipio alla presenza Viceministro alle infrastrutture Cancelleri, l’Assessore regionale Falcone, i massimi vertici di Anas, i Sindaci ed il Comitato, quando si è affrontata la scottante problematica del futuro della Ragusa-Catania.

Innanzi tutto è stata confermata l’acquisizione del progetto da privato a pubblico, con Anas che verserà alla Sarc circa 40 milioni. Il Viceministro ha assunto degli impegni precisi: il 27 novembre riunione del Dipe; tra l’8 e il 9 dicembre il Pre-Cipe ed entro Natale la approvazione del Cipe, 367 milioni già disponibili, altri 533 che Cancelleri conta di recuperare tramite la rimodulazione di fondi regionali al momento stanziati su altre opere. “Un’anticipazione”, ha sostenuto, che sarà rifinanziata dallo Stato alla Regione nel 2020, ma l’ass. Falcone ha chiesto però che questo rifinanziamento venga garantito per legge, sin dalla prossima finanziaria.
Il sindaco Cassì ha affermato: «Secondo l’AD di Anas, ing. Simonini, l’iter procedurale necessario per l’apertura dei cantieri richiederà circa 2 anni e mezzo. Al vaglio anche l’ipotesi che degli 8 lotti previsti, alcuni lavori vengano avviati prima di altri. In piedi anche l’ipotesi di inserire l’opera nello Sblocca Cantieri e di affidare i passaggi burocratici ad un Commissario con snellimento dell’iter e riduzione dei tempi di qualche mese. A questo punto è essenziale che i Governi nazionale e regionale collaborino: hanno la possibilità concreta di far partire l’opera purché entrambi facciano fino in fondo la loro parte. Ho notato comunque un atteggiamento costruttivo».

Cassi al termine ha detto: «Nel mio intervento ho voluto manifestare la disillusione che la gente di Ragusa sta vivendo in merito a questa strada. “Levici manu”, mi dicono in molti, ma non lo farò: disillusione e rassegnazione non portano a nulla. Il passato allora non sia un alibi, e chi oggi amministra senta questo sentimento di sfiducia come responsabilità per dimostrare coi fatti che nelle Istituzioni si può ancora avere fiducia».

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