Pubblicato il 14 Dicembre 2019 | di Redazione
0Celebrare in Spirito e Verità rinnovando la pienezza della nostra fede
Riscoprire il senso del celebrare, ritrovare la grazia e la forza che porta in sé ogni celebrazione, la quale attraverso il linguaggio dei gesti e delle parole ci aiuta a riconoscere in essa la fonte, il culmine per la piena conversione di ogni fedele, di ogni uomo. Inizia in questi termini l’incontro diocesano di formazione promosso dall’equipe dell’Ufficio Liturgico Diocesano sabato 16 novembre a Comiso presso la parrocchia Santi Apostoli, che ha visto confluire operatori della liturgia, accoliti, ministri straordinari della Comunione, componenti dei gruppi liturgici, animatori musica e canto, ministranti, educatori, catechisti, operatori Caritas.
Numerosi i partecipanti provenienti dalle diverse zone della Diocesi che hanno accolto la proposta, nata dall’esigenza della pubblicazione del Nuovo Messale previsto nella prossima primavera. Leggiamo nel messaggio finale del Consiglio permanente della Cei svoltosi dal 23 al 26 settembre 2019: «Il libro del Messale non è infatti uno strumento liturgico, ma un riferimento puntuale e normativo che custodisce la ricchezza della tradizione vivente della Chiesa, il suo desiderio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita. Nell’intenzione dei vescovi, la riconsegna del Messale diventa così un’occasione preziosa di formazione per tutti i battezzati, invitati a riscoprire la grazia e la forza del celebrare, il suo linguaggio – fatto di gesti e parole – e il suo essere nutrimento per una piena conversione del cuore».
«Il nostro essere Chiesa si esprime nella celebrazione, in quella liturgia che ci vede riuniti per lodare Dio, per invocare ed esprimere l’amore per Dio. Una liturgia “impastata” con la quotidianità di ciascuno di noi: è dentro la liturgia che va portata la nostra vita, indicando di conseguenza essa stessa la vita di ogni credente. Perché la liturgia diventa un intersecare la nostra vita con la salvezza di Dio e la nostra storia diventa bella perché dentro c’è Dio». Sono solo alcuni stralci della riflessione di don Gino Alessi, liturgista e direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano.
E ancora: «Andiamo a messa la domenica perché abbiamo bisogno del celebrare, abbiamo necessità della celebrazione perché celebrare è importante, è un dono, è il punto di partenza e il punto di arrivo di ogni credente».
Recita la Sacrosanctum Concilium al n.10 «La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei sacramenti pasquali, a vivere in perfetta unione, prega affinché esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede; la rinnovazione poi dell’alleanza di Dio con gli uomini nell’eucarestia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall’eucarestia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa».
Nella celebrazione trova piena realizzazione la nostra fede; e nella celebrazione che Dio viene a “toccare” noi, come leggiamo in Marco 5,25-34, le parole della donna “Se riuscirò anche a toccare le sue vesti sarò salvata”.
Gianna Rizza