Pubblicato il 27 Gennaio 2020 | di Redazione
0Ragusa, Ibla, San Giorgio e il drago. L’arte ci aiuta a leggere il territorio
San Giorgio è approdato a Ragusa. A grandi passi, con le sue gambe tornite e potenti affronta il drago che lo avvinghia. La sue espressione non è più quello del puer, ma un gladiatore adulto immortalato nello sforzo di liberare la città. E la città non è più solo Ibla ma comincia dal quartiere Croce per poi estendersi al di sotto. San Giorgio ormai è di tutti. L’artista che ha realizzato il murales che lo rappresenta ha avuto l’intuizione e ci fa vedere quello che è già accaduto ma noi non l’abbiamo visto in quanto immersi nella “visone consueta”: Ragusa si è unificata.
Questo sguardo è possibile all’artista in quanto straniero, non del luogo e quindi con la distanza giusta, senza la passione emotiva che coglie i ragusani con i simboli di San Giorgio e San Giovanni. Nelle vicinanze del murales di San Giorgio, nella zona industriale, altri due murales sono stati realizzati: uno è quello della carrozza ottocentesca, rappresentante la Ragusa progressiva dell’Ottocento, e l’altro è lo squalo, che sta all’aggressività predatoria della stessa industria degli anni 70/80. Questi tre elementi non sono solo decorativi e non credo che nulla sia un caso. Franco Fasoli dipinge un San Giorgio con i tratti potenti dei disegnatori dei supereroi contemporanei, il viso non più adolescenziale ma adulto, ritratto nello sforzo di liberarsi del drago e nello stesso tempo di eliminarlo in una lotta eroica, rompendo con l’iconografia che vede San Giorgio uccidere il drago senza sforzo condotto solo dalla forza divina. È un San Giorgio umano che incarna il tormento del vivere.
Attraverso gli studi e le conversazioni che ho condiviso con l’architetto Enza Battaglia mi è stato possibile osservare la pianta ortografica per cui Ragusa ha ottenuto il valore aggiunto di zona Unesco. Salta agli occhi che essa rappresenta una “nuova” immagine di Ragusa. Le parti antiche sono riunite ed inglobate in una cornice chiamata di “protezione”. Ibla e Ragusa Centro in un unicum, tanto che scompare la forma “Pisces” e compare un’altra forma: forse di donna? Donna con un cappello orientale? A Ragusa sono presenti due elementi costruttivi ed architettonici; a seguito del terremoto del 1693 si sono realizzati i fenomeni della ricostruzione sullo stesso sito e la costruzione ex novo come fenomeni unici e contemporaneamente presenti. Quindi ne consegue che siamo portatori di una unicità architettonica ed urbanistica, dimensione creativa e generativa del vivere urbano.
Mi chiedo dove può andare San Giovanni e se non sia il caso di promuovere la visione artistica dei murales anche a Ibla. Forse sulle case popolari di Ibla? E dove si trova il drago? Forse non è tutta Ragusa il drago, essere vicino agli Argonauti, all’origine del mondo e all’origine dei Tempi? A Ibla nella chiesa all’interno dei Giardini iblei vi è un quadro che rappresenta la Madonna con il Bambino che tiene nello stesso tempo un piccolo drago.
Al di là dell’iconografia religiosa che lascio ai teologi, quello che mi preme dire riguarda la possibilità d’integrare, come fa l’arte, tutti gli elementi mitologici della rappresentazione di Ragusa, lasciando che questa opera d’integrazione possa fornirci una lettura diversa del nostro territorio urbano.
Anna Paola Giannelli