Vita Cristiana

Pubblicato il 28 Gennaio 2020 | di Redazione

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Giornata Diocesana per la Vita – 2 Febbraio 2020

Aprite le porte alla vita
Questo il titolo e tema del Messaggio dei Vescovi per la 42° Giornata per la Vita prevista il prossimo 2 febbraio 2020

«Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?» ( Mt 19,16). La domanda che il giovane rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza: rimane sommersa dalle preoccupazioni quotidiane. Nell’anelito di quell’uomo traspare il desiderio di trovare un senso convincente all’esistenza». Il passaggio è riportato nel messaggio ufficiale del Consiglio permanente della CEI – Conferenza episcopale italiana, per la 42esima edizione della Giornata nazionale per la vita, che si terrà il 2 febbraio 2020.
«Gesù – prosegue il messaggio della CEI – ascolta la domanda, l’accoglie e risponde: se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti. La risposta introduce un cambiamento – da avere a entrare che comporta un capovolgimento radicale dello sguardo: la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati».

«È solo vivendo in prima persona questa esperienza – continua il messaggio – che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce. Per questo papa Francesco ci dice: ‘L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolezza e riflessione’. All’inizio c’è lo stupore. Tutto nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessi. ‘Possiamo solo diventare consapevoli di essere in vita una volta che già l’abbiamo ricevuta, prima di ogni nostra intenzione e decisione. Vivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato’. È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: numerose sono le forme di aborto, di abbandono, di maltrattamento e di abuso. Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti (cfr. Mt 25, 16-30). Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e ‘gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita, e che ha consentito ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi, e la cura da prestare responsabilmente agli altri’. Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta, e di cui la nostra carne, con le sue relazioni e incontri, è testimonianza, potremo aprire la porta agli altri viventi. Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia. La cura del corpo, in questo modo, non cade nell’idolatria o nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo intero: i rapporti con gli altri e il creato».

Un passaggio della lettera è dedicato in particolare all’accoglienza. Un messaggio importante, se il pensiero corre ai bambini abbandonati che, nel mondo, attendono una famiglia. «Sarà lasciandoci coinvolgere e partecipando con gratitudine a questa esperienza – prosegue infatti il testo – che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia. L’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri. È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cf Gv 12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, anche là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. Qui infatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità».

Gli Uffici Diocesani: Pastorale della Famiglia, Pastorale della Salute, Insegnamento della Religione Cattolica unitamente al CAV (Centro di Aiuto alla Vita) e alla Consulta delle Aggregazioni Laicali hanno predisposto il programma delle iniziative (in allegato nella locandina) e l’animazione liturgica e pastorale nelle parrocchie. Inoltre è stato programmato un Incontro – Dibattito di Bioetica sul tema: “Oltre il fine vita. La dignità del morire”.

La vita va difesa all’inizio, durante e alla fine. È questo un passaggio importante del Messaggio del Papa per la XXVIII Giornata del Malato 2020 che fa riferimento alla questione etica del fine vita e alle cure palliative – «Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile».

Difendere la vita quando volge al suo termine naturale significa restituirle dignità, e valorizzare un sostegno e una vicinanza che non sono accanimento terapeutico, ma scelta consapevole di cura, disponibilità a piegarsi sul sofferente e a sostare insieme a lui. Come ha testimoniato santa Madre Teresa di Calcutta con i morenti.”

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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