Vita Cristiana

Pubblicato il 31 Gennaio 2020 | di Redazione

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Giornata Diocesana del Malato

L’11 febbraio sarà celebrata in tutta la Chiesa, la XXVIII Giornata Mondiale del Malato. Papa Francesco, nel suo messaggio ne ha indicato il tema: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28).

A Ragusa, la Celebrazione della Giornata avrà luogo nella Cattedrale San Giovanni Battista, alle ore 15.30, con l’accoglienza dei malati, dei medici e degli operatori sanitari, delle Associazioni di volontariato sanitario e parrocchiale e di tutti i fedeli che parteciperanno in segno di solidarietà con chi vive situazioni di dolore e di sofferenza. Alle ore 16.00 la Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Mons. Carmelo Cuttitta.

“Come Maria, con la preghiera trasformiamo le nostre incertezze in sostegno per gli altri; con l’amore arricchiamo il nostro prossimo, specialmente quello più debole; siamo sospinti ad offrire sempre e comunque la nostra vita. Stringendoci tutti, ministri ordinati, malati, medici e operatori sanitari, volontari, attorno a Maria, nostra madre, le chiediamo di sostenere la nostra fede, di aumentare il nostro senso di fraternità e responsabilità verso i fratelli più deboli, di aiutarci a diventare imitatori di Cristo”.

Anche quest’anno, in preparazione alla Giornata Mondiale del Malato, sono stati organizzati diversi eventi aperti a chiunque voglia partecipare. Domenica 9 febbraio, in preparazione alla Giornata del Malato, durante le S. Messe le parrocchie pregheranno per i malati e sofferenti presenti nei propri quartieri. Lo stesso invito è rivolto ai Presidi Ospedalieri e alle Case di cura presenti nella Diocesi. Per l’occasione si possono utilizzare i sussidi pastorali e liturgici, il Messaggio del Papa e anche le Immaginette con la preghiera scaricabili dal Sito della Diocesi. Per quanto riguarda la partecipazione alla Giornata dell’11 febbraio è possibile trasportare malati, diversamente abili e anziani in Cattedrale, con mezzi di trasporto – automobili, furgoncini, pullman – e posteggiare ai lati della Cattedrale, in Via Vittorio Veneto e Corso Italia, esponendo all’interno delle vetture gli appositi pass predisposti dalla Polizia Municipale e distribuiti all’arrivo dai componenti dell’Ufficio.

“Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice”.

Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato, che ricorre l’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, incentrato sulla citazione del Vangelo di Matteo (11,28) “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. “Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente”. Nelle parole di Francesco una constatazione: “Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza”. Soffermandosi sul “perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti”, il Papa spiega che “egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre”. Diversificando le “forme gravi di sofferenza”, il Pontefice evidenzia che “in queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale”. Una considerazione che nasce dal fatto che “nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale”. “Attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione. Insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza”. Il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del Malato 2020 solleva le questioni etiche sul fine vita oggi al centro del dibattito. Il Papa ci obbliga a riflettere su una materia sensibile e delicata e analizzare le tendenze della nostra società molto incline a proporre atteggiamenti pro-eutanasici. È un momento storico di grande confusione e incertezza. Istanze ideologiche socio-culturali e politiche stanno inclinando valori fondanti come la vita, la famiglia e la libertà educativa, quasi fossero governabili da pure leggi di mercato. Su questo tema, tanto delicato e sensibile sul piano etico e sociale, abbiamo il dovere di parlare con una voce sola e in grande unità, non solo formale e riaffermare che l’eutanasia non è una forma di libertà di scelta. La vita della persona fa parte di un tutto e non va né dissociata, né spezzettata, né scartata.

L’appello del Santo Padre è rivolto anzitutto ai medici.  «I medici ringraziano Francesco e accolgono il suo appello. Certamente sono molto disposti ad ascoltarlo. Sono profondamente convinti che qualunque medico che agisca per mettere fine alla vita del suo paziente tradisce la sua stessa missione. Tutti i medici riaffermano i valori della medicina in difesa della dignità della vita. I medici tutti desiderano offrire nella loro mission un supporto alla resilienza del paziente e porre attenzione alla sua spiritualità. I medici cattolici in particolare sono in trincea contro l’eutanasia e il suicidio assistito e sono pronti ad ostacolare queste azioni con l’obiezione di coscienza, non abbandonando mai il paziente a loro affidato, ma obiettando decisamente e fermamente contro leggi inique che presentano anche profili contraddittori. I medici cattolici desiderano richiamare e sottolineare il primato della coscienza, un primato centrato sulla libertà e su quell’insieme di priorità e valori che lo definiscono».

Il Papa ricorda che l’obiezione di coscienza può diventare un dovere.
«Va riconosciuta la libertà della persona, soprattutto se sofferente, ma la pari va tutelata la libertà e l’autonomia del medico, che non può essere sbriciolata come sta accadendo. Se è vera, questa libertà interessa la comunità organizzata e presuppone di necessità scelte educative  e di cure palliative senza alcuna discriminazione per offrire al paziente e alla famiglia la migliore relazione, il miglior sostegno e accompagnamento possibile nelle fasi ultime della vita».
Papa Francesco chiede che si sostengano i malati con cure adeguate. «Urge attuare su tutto il territorio nazionale la grande potenzialità della legge 38/2010, abbastanza ignorata, e garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, sempre, dovunque e a chiunque. La Federazione degli Ordini dei Medici qualche mese fa ha, coraggiosamente e con coerenza di argomentazione, richiamato il dovere di non dare la morte e ha richiamato gli stessi medici alla responsabilità elevata di essere a fianco alla persona sofferente con proporzionalità di cure prestando aiuto solidale a non togliersi la vita, bensì a lenire il dolore con cure palliative, spostando con questo l’attenzione dall’autodeterminazione alla dignità e alla presa in carico della sofferenza».

L’alternativa alla “morte a richiesta” è la cultura del “prendersi cura” che  deve far parte della mission del medico. I medici equipaggiati scientificamente e spiritualmente hanno il compito primario di ascoltare, accogliere sempre, dare ospitalità, prendersi cura, sapientemente agire e consolare. I medici, nella loro totalità, vogliono essere protagonisti della costruzione quotidiana della salute, del bene comune e vogliono far riflettere sulla solitudine, sull’isolamento e sull’emarginazione e, in queste che sono le nuove malattie della nostra contemporaneità, farsi progetto e speranza con percorsi di fatica e concreto impegno. I medici non vogliono che i sofferenti e i fragili diventino le prime vittime di una virale frammentazione sociale che sta interessando sia gli ambiti familiari che ambiti sanitari». Gran parte della società spesso si rifiuta di fissare lo sguardo sul morente, non dobbiamo nasconderci questa realtà! Ma è proprio da quello sguardo che può nascere un’etica del morire. I medici cattolici sono convinti che in uno sguardo c’è un incontro del medico con l’ammalato, di un uomo con un altro uomo sofferente. In uno sguardo c’è la compassione, la partecipazione e forse la terapia; in questa umana relazione si concentra il meglio della relazione professionale che è molto di più di quel burocratico e asettico rapporto professionale. Le pratiche eutanasiche resteranno limitate a pochi casi se saremo capaci di interconnettere l’etica della cura alla salvaguardia della relazione medico-paziente e se saremo attenti ed essere in ascolto delle parole ultime, continuando a prenderci cura del paziente anche quando non si può guarire».

In allegato la locandina delle iniziative dal 2 al 28 febbraio 2020, il materiale per l’animazione liturgica e pastorale nelle parrocchie e l’immaginetta della Giornata del Malato 2020.

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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