Società

Pubblicato il 16 Febbraio 2020 | di Redazione

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La testimonianza di Letizia «Il mio oggi che mi vede malata»

Telefono ai miei medici, alle 14.30 di un sabato di luglio. Nella controra, qui, in questo paese in preda allo scirocco. Scelgo un momento di calma per loro. Dobbiamo dire tanto di me. Di un oggi che mi vede malata, ma da sempre ormai. La persiana blu e il rigo del mare fra le gelosie, la gazza arrabbiata, la tortora cupa e monotona, il letto disfatto, i miei vestiti molli sulla sedia, senza corpo. Il dolore che mi prende e di cui riderei con piacere, non fosse che sento il collo attorcigliarsi in più giri e strangolare tutto. Questa è una campagna viva, la ascolto da lontano, nei rumori adesso ovattati, nel caldo che annienta tutti. I miei medici sono almeno tre, li immagino attenti al mio parlare. Finisce che sorridiamo, che io racconto del mio spostarmi di ieri in auto e del dolore che ha assalito il corpo debilitato e non abituato ad uscire. Ho rivisto il mare dopo un anno, la costa aprirsi nell’aria che tremava. Un tempo la strada aveva alberi di gelsi e cunette che facevano sobbalzare. Oggi rotatorie e non più mucche al pascolo che dormivano sotto i carrubi accovacciate e con gli occhi fissi. Niente mi può curare, così mi dicono, forse potrò risolvere un problema sopraggiunto da poco e di natura diversa e che mi desta timore, mi confortano, hanno parole e sorrisi per me. Ci lasciamo mentre un cardellino sosta sulla veranda e la tenda si gonfia fino a toccarmi. La luce che penetra. Il senso del niente per ogni cosa e fatto. Buona domenica, dico loro. E il mare resta fermo giù, in fondo, in questa isola antica.

35 anni fa cominciò improvvisamente il mio malessere. In città una festa religiosa importante, un pomeriggio celeste. Mia figlia in braccio. E tutto cambiò. Potevo guarire, come succede a tanti, ma non fu così. Ogni anno torna in mente quel giorno, il mio rivoltarmi nel letto ancora con gli abiti addosso, il pensare che potevo anche non guarire. Stanotte pensavo a questo, ai segni del male che si insinuavano e non capivamo. Quel che sarebbe dovuto e potuto essere. Quello che ora c’è ed è tardissimo. Quello che ormai ho.

 

Letizia Dimartino

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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