Attualità

Pubblicato il 2 Marzo 2020 | di Redazione

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Ma non vedete nel cielo…?! Dai 13 ai 15 anni l’età bella e ignorata

Intona così una canzone di Lind e Mogol: “Quante volte ci hanno detto sorridendo tristemente: le speranze dei ragazzi sono fumo; sono stanchi di lottare e non credono più a niente, proprio adesso che la meta è qui vicina”.

È anche troppo facile! Vedere, criticare, liquidare e, forse, disprezzare ed emarginare. Il giudizio e l’atteggiamento collettivo di oggi, nei confronti dei ragazzi, è proprio questo: è inutile perdere tempo con i ragazzi-bambini. Gli adulti, le strutture anche ecclesiastiche e civili si mobilitano per i giovani. I ragazzi-adolescenti, tredici-quindicenni, sono quasi completamente ignorati. Facce di cartoni, personalità liquide, vissuto incomprensibile e inafferrabile presenza di vento e atomi, umore meteorologico cronicamente perturbato. Chi va “a perderci tempo?!”.

Età di cambio e dell’attimo fuggente; senza radici, senza presente e senza futuro.

Aspettiamoli all’uscita. Troppo faticoso, accompagnarli; poco gratificante essere lievito nascosto, solitario e silenzioso. Altri segmenti del sociale possono gratificare di più. Possono interloquire. Risuonano. Anche i giovani danno segni di risonanze da grandi raduni. Se c’è un richiamo, un leader, un divo, un consumo, una passione, una sensazione, un non-senso che riempia il vuoto…!

Ma torniamo ai nostri ragazzi abbandonati a se stessi perché molti adulti – come richiama la citata canzone – sono spesso “preda dei fantasmi del passato. Il denaro e il potere sono trappole mortali che per tanto e tanto tempo han funzionato…”.

Aprite gli occhi!

“Sotto una montagna di paura … c’è nascosto qualche cosa che non muore”. Dietro l’apparenza… “troverete tanta luce e tanto amore”.

“Non vedete nel cielo quelle macchie di azzurro e di blu?”

Non sapete che dopo “la pioggia ritorna il sereno?”

“Il mondo sta cambiano! E cambierà di più”. Tutto sembra dire il contrario. Non sono i ragazzi, stanchi di lottare.

Non sono i ragazzi, a non credere più a niente!

Sono gli adulti… Tristi.

“Macchie di azzurro e di blu!”

Allora c’è “ritorno”, se c’è  l’“andata”!

Non si raccoglie, se non si semina, il campo è sempre lo stesso, anche se abbandonato a se stesso. Se curato con progetto, se amato e seguito… il campo restituisce un ritorno. Ma oggi (culturalmente parlando) è necessario essere in sinergia, sintonizzati. Se no i messaggi contraddittori creano tilt, corto circuito, smarrimento, confusione, paure. Con tutte le conseguenze di queste emozioni. Prevarranno gli istinti incontrollati e incontrollabili. Prevarranno le devianze più insospettate.

Adulti: prendete atto di questa responsabilità enorme. Fate scelte mirate. Siate rispettosi e coerenti!

Salvatore Mercorillo

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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