Politica

Pubblicato il 27 Giugno 2020 | di Vito Piruzza

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Affrontiamo a viso aperto i problemi Basta alibi, ora senso di responsabilità

Il nostro è un Paese strano, il concetto di assunzione di responsabilità viene accuratamente evitato fino a quando non se ne può fare a meno, c’è sempre qualcuno o qualcosa esterno a “noi” cui addossare la colpa di ciò che non va…

E questo vale a tutti i livelli, dai cittadini che addossano l’insoddisfazione del livello dei rappresentanti scelti al “sistema elettorale che impedisce di esprimere il voto di preferenza” (salvo poi a scoprire che anche nei sistemi dove, come nella Regione Siciliana, si esprimono le preferenze l’insoddisfazione è la medesima), ai governanti che da trenta anni addossano la “colpa” di scelte impopolari (ma necessarie!) all’Europa.

“Ce lo chiede l’Europa” è stato il refrain che ha accompagnato i nostri talk show e che ha alimentato un sordo ma forte rancore nei confronti delle istituzioni comunitarie, come se l’esigenza di non espandere a dismisura il già enorme debito nazionale non fosse un dovere morale nei confronti prima di tutto dei nostri figli … ma intanto in questo modo le energie nazionali erano convogliate contro il “nemico Europa” e si è evitato di affrontare le criticità del nostro sistema: la bassa produttività del nostro sistema economico, l’insopportabile livello di corruzione e di evasione fiscale, una pubblica amministrazione con larghissime sacche di inefficienza, un sistema giudiziario lentissimo, una produzione legislativa copiosa e farraginosa, l’aumento insopportabile delle disparità sia tra gli strati sociali che tra le zone geografiche del Paese.

In tutto questo che c’entra l’Europa?

Niente, ma è servita a non guardarci allo specchio, a non vedere che il minimo comune denominatore della stragrande maggioranza dei nostri mali è frutto di un’etica sociale, e ahimè di un’etica del lavoro largamente “addomesticate”.

Adesso per fortuna gli alibi sono caduti!

L’Europa prima ha smesso di chiederci sacrifici (eliminazione del patto di stabilità), poi ha smesso di infliggerci balzelli (non condizionalità del Mes), adesso ci finanzia a bassissimo costo (recovery found) e in parte a “fondo perduto” e intanto la matrigna Bce sta continuando a sostenerci in continuità con l’azione di Draghi. Cosa potremmo pretendere di più?

Adesso finalmente potremmo cercare di rimboccarci le maniche e affrontare a viso aperto i nostri problemi senza rivendicare che siano altri a risolverli?

La crisi pandemica ci ha dimostrato alcune cose che ci lasciano ben sperare: i nostri concittadini, se opportunamente motivati sono disponibili a fare sacrifici (il nostro lockdown è stato tra i più duri ma anche tra i più rispettati); non è affatto vero che i cittadini vogliano essere blanditi e assecondati, la cosa importante e dargli un obiettivo concreto e condiviso (il governatore della Campania De Luca ha visto crescere i propri consensi grazie al piglio con cui ha contrastato i refrattari alle regole); quando c’è un problema vero da affrontare questo Paese non si piange addosso, ma reagisce unito.

Adesso siamo di fronte allo specchio, dipende da noi scegliere di cogliere l’occasione per risalire la china, e quando dico “noi” intento sia come comunità, che come singolo cittadino, il bene comune sarà l’obiettivo di chi ci governa se diventa l’obiettivo di ciascuno di noi nella nostra vita quotidiana.

 

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