Pubblicato il 30 Giugno 2020 | di Redazione
0Il cuore oltre l’ostacolo delle paure La quarantena non ferma il servizio
Ogni anno la Fondazione San Giovanni Battista impegna fino a 70 giovani in tre progetti di Servizio civile universale, ognuno dei quali ha caratteristiche finalità ed obiettivi propri, di cui alcuni sono trasversali a tutti e tre i progetti. L’emergenza vissuta a causa del Covid-19 aveva bloccato l’attività di questi giovani. Ma la volontà determinata, il grande desiderio di spingere il cuore oltre l’ostacolo, nonostante tutto, ha prevalso sulle paure e, tanti di loro, hanno accettato di rimodulare, per il periodo della quarantena, il tipo di servizio da svolgere. Abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni di loro che hanno collaborato con la Croce Rossa Italiana, con la San Vincenzo e con il settore Urbanistica del Comune di Vittoria.
Giulia Raffo e Ilaria Cascone perché avete deciso di non sospendere il vostro servizio?
Giulia: «Ho scelto di non sospendere il servizio perché motivata a dare il mio, anche se piccolo, contributo durante questo periodo di emergenza. Scegliendo il servizio civile ho deciso di mettermi in gioco per “regalare qualcosa di mio” ad altre persone e mi rendo conto, ancor più in questa situazione particolare, di quanto sia bello fare del bene ed essere ripagati dalla gratitudine altrui».
Ilaria: «Ho scelto di non sospenderlo perché data l’emergenza Covid-19 volevo rendermi utile anche in un ambito che non rientrava nel progetto, perché credo che il servizio civile richieda disponibilità ed una certa elasticità, evitando di rimanere fermi quando è richiesto un aiuto dalla comunità. Farsi prossimi e rendersi utili fin dove è possibile».
Rossella Cilio e Morgana Pannuzzo cosa avete appreso da questa esperienza di solidarietà non prevista quando avevate firmato il contratto con lo Stato?
Rossella: «Ho imparato che c’è più gioia nel donare che nel ricevere. Donare una parola di conforto a coloro che versano in condizioni disagiate può aiutarli e farli stare meglio».
Morgana: «Ho imparato a conoscere ed entrare in contatto con realtà diverse dalla mia, a sentirmi utile agli altri. Ho imparato a lavorare in gruppo e a contatto con altre persone per prendere decisioni e dividere i compiti».
Lisa Savin, Consuelo Furnò e Francesco Bracchitta qual è stato il vostro stato emotivo durante il servizio?
Lisa: «Mi sono sentita utile perché ho potuto dare una mano di aiuto a chi ha bisogno».
Consuelo: «Durante il servizio che svolgo le ore mi volano perché sono vissute intensamente, mi sento catapultata in un’altra realtà, una realtà meravigliosa, ricca di emozioni, sensazioni, fatta di semplicità».
Francesco: «Mi sono sentito abbastanza coinvolto, parte di un team».
Salvatore Missud e Vincenzo Padua cosa avete ricevuto da quest’esperienza in termini di relazioni?
Salvatore: «Ho più consapevolezza e una carica in più di umanità»
Vincenzo: «Paradossalmente non mi sono sentito solo, in quanto con le diverse associazioni ho potuto contribuire ad aiutare chi stava veramente in una situazione di disagio. Ho “riscoperto” il piacere dei vicini di casa, della collaborazione con tutti; questa esperienza ha veramente unito la gente del mio quartiere in tutti i sensi».
Renato Meli