Pubblicato il 25 Settembre 2020 | di Mario Cascone
0Ricominciamo con gioia ed entusiasmo
Dopo il lungo periodo di “internamento” e la chiusura di quasi tutte le attività nei mesi di marzo e aprile, siamo entrati nella cosiddetta “fase 2”, in cui abbiamo provato a convivere col virus, animati dalla speranza che veniva dalle “curve epidemiologiche” favorevoli. Il progressivo abbassamento del numero dei contagiati e, soprattutto, di quello dei morti aveva prodotto in tutti noi la quasi certezza che oramai eravamo usciti dal periodo critico. Le cose invece non stanno così, perché nel periodo a cavallo di ferragosto il numero dei contagiati è tornato a salire, a causa di un atteggiamento a dir poco disinvolto da parte di tanti, che hanno abbandonato ogni misura precauzionale e si sono dati alla cosiddetta “bella vita”, specialmente nei luoghi di divertimento.
Per la verità i contagiati e i ricoverati negli ospedali non sono così numerosi come nel periodo di marzo e aprile, ma fanno bene le autorità a ricordarci che il virus sta ancora circolando e che la pandemia non è cessata, come dimostrano peraltro i numeri elevati di contagiati in diverse nazioni del mondo. L’Italia ha un numero di contagiati più basso rispetto a quello di diverse nazioni europee e di altri continenti, ma in un contesto di “villaggio globale” è necessario preoccuparsi anche di quello che accade nei Paesi a noi vicini, perché la facilità di contatti e di relazioni potrebbe fare aumentare i contagi anche nel nostro territorio.
La comunità ecclesiale ha affrontato questa pandemia con grande senso di responsabilità, attenendosi alle norme impartite dalle autorità civili ed ecclesiastiche. Questo ha fatto in modo che le messe siano state celebrate in condizioni di sicurezza e che nel periodo estivo si sia potuta realizzare anche qualche attività pastorale, come grest, adorazioni eucaristiche all’aperto, catechesi per alcuni gruppi. A dire il vero si è registrato un calo del numero dei partecipanti alle messe, sia perché nel periodo estivo parecchi cristiani hanno la pessima abitudine di disertare le celebrazioni, sia perché sono ancora tanti quelli che hanno paura di beccarsi il contagio venendo in chiesa…
Tra coloro che hanno assunto un atteggiamento irresponsabile e quelli che sono rimasti tappati a casa per paura del contagio diciamo che la posizione mediana è sempre la migliore: “in medio stat virtus”. Bisogna continuare ad osservare le precauzioni più importanti, ma è necessario anche ricominciare gradualmente tutte le attività, imparando a convivere con il virus. La ripresa della scuola, che fa seguito a quella di tutte le attività produttive, incoraggia anche la comunità ecclesiale a ricominciare a pieno ritmo le proprie attività pastorali: catechismo dei bambini, gruppi giovanili e di adulti, ritiri spirituali, lectio divina, corsi di preparazione al matrimonio ecc. Si può e si deve ricominciare, perché abbiamo già sperimentato che, osservando le opportune condizioni indicate dalle autorità, ci si può ritenere al sicuro.
In questa luce ogni parrocchia è chiamata in questo mese di settembre a programmare la propria azione pastorale, facendo i conti col fatto che il numero dei fedeli nelle chiese e nei locali parrocchiali deve essere limitato, dovendosi osservare il giusto distanziamento interpersonale. Questo non dovrebbe rappresentare un problema insormontabile, perché si può moltiplicare il numero delle messe e si possono sdoppiare i membri dei gruppi catechistici, in modo da evitare il sovraffollamento. Matrimoni, battesimi e funerali sono stati già celebrati adeguatamente in questo periodo, mentre ovviamente rimane la proibizione di effettuare le feste patronali o dei santi, in quanto sarebbe impossibile evitare l’assembramento dei fedeli. D’altronde le feste sono state celebrate ugualmente, sia pure solo nella dimensione liturgico-cultuale; ma questo ha potuto costituire anche una salutare purificazione di taluni aspetti folkloristici, che nulla hanno a che fare con la dimensione religiosa delle feste.
Ed allora ricominciamo! Lo facciamo con l’entusiasmo di chi lavora alacremente nella vigna del Signore e con la gioia di rivivere, insieme ai nostri fedeli, i momenti salienti della nostra vita di fede. Sarà bello tornare ad incontrare i bambini del catechismo, che nelle nostre parrocchie non vediamo dal mese di febbraio: avremo la necessità di recuperare per loro e con loro le celebrazioni della prima confessione, della prima comunione e della cresima, che non è stato possibile fare nei mesi scorsi. Potremo rivedere i giovani, che torneranno a confrontarsi nei gruppi parrocchiali e a ripercorrere un cammino di fede. Analoga cosa vale per i gruppi degli adulti e per le coppie di sposi, che avranno la possibilità di ricominciare il cammino di fede, bruscamente interrotto alla fine di febbraio. Non dimentichiamo gli anziani e i malati, che di norma assistiamo a casa, portando loro la santa comunione. Insomma, la ripresa delle attività pastorali coinvolgerà l’intera comunità parrocchiale, così come interesserà anche i movimenti e le associazioni ecclesiali. Tutti in cammino, con la forza che ci viene dallo Spirito Santo, il quale ci spinge a percorrere i sentieri della fede.