Società

Pubblicato il 3 Novembre 2020 | di Alessandro Bongiorno

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A Ragusa tracciata una strada Il microcredito si allarga a tutta Italia

Caritas Italiana e Banca Etica hanno firmato un accordo per favorire l’utilizzo del microcredito in tutte le Diocesi. Una strada che nelle Diocesi di Ragusa e Noto si percorre già da qualche anno. Era il 2013, infatti, quando fu lanciato, insieme con la Camera di Commercio, il primo bando. La nostra Diocesi è stata in qualche modo anticipatrice di quanto oggi avviene a livello nazionale. Da allora è trascorso tanto tempo, alcune situazioni sono cambiate (basti pensare alla Camera di Commercio che non ha più sede a Ragusa), lo Stato ha deciso di investire direttamente sulle start up finanziando progetti per favorire l’occupazione giovanile e la nascita di nuove imprese e sempre lo Stato oggi offre la propria garanzia per alcune tipologie di prestiti. Situazioni che sette anni fa non esistevano.

Rimane però la necessità di aiutare persone e famiglie vulnerabili, ma anche piccoli imprenditori, ad avere accesso al microcredito, per iniziare percorsi di autonomia lavorativa ed economica. Per questo l’accordo firmato da Caritas Italiana e Banca Etica va accolto con grande attenzione. È la Chiesa che si prende cura delle esigenze di chi non ha la possibilità di offrire garanzie per avere accesso al credito. Con un plafond iniziale di 5 milioni di euro – messo a disposizione da Banca Etica e PerMicro – l’accordo punta sulla microfinanza. Saranno le stesse Caritas diocesane che aderiscono all’iniziativa ad individuare i beneficiari, che potranno essere singole persone, famiglie o microimprenditori. Si tratta di piccoli finanziamenti alle persone fisiche per esigenze familiari (da 3.000 a 15.000 euro) e di finanziamenti alle iniziative di autoimpiego e alle microimprese  (da 5.000 a 25.000 euro), fino a 72 mesi di durata.

Era il 27 agosto 2013 quando il vescovo emerito monsignor Paolo Urse firmò il protocollo d’intesa per dar vita al microcredito. Accanto a lui c’era Renato Meli che ancora oggi, attraverso l’ufficio per la Pastorale sociale e il lavoro, segue questo progetto. Che non è solo quello di offrire garanzie bancarie a dei prestiti, ma prevede l’accompagnamento in quella che è a tutti gli effetti la nascita di un’impresa. A Ragusa i giovani hanno scommesso soprattutto su settori tradizionali della produzione e dei servizi (il 10% dei progetti hanno riguardato il turismo, un altro 10% l’agricoltura, il 15% i servizi, l’1% l’industria, il 24% l’artigianato, il 40% il commercio). «Solo il 20% – analizza oggi Renato Meli – è andato incontro a difficoltà insormontabili e, trattandosi di start up, si tratta di un dato quasi inevitabile. Come molte start up, spesso si tratta di progetti che hanno vita breve per tanti motivi. Un rammarico che abbiamo sono i pochi progetti realmente innovativi, legati all’economia digitale, che ci sono stati sottoposti». Ma è ancora valido lo strumento del microcredito? «Sì – risponde Meli – perché non è sempre facile ottenere un aiuto dalle banche. Negli ultimi anni, però, ci sono più strumenti per aiutare la nascita delle imprese, messi in campo dalle istituzioni. Questo ci ha consentito di diversificare il nostro impegno. Oggi siamo anche in grado di indirizzare i giovani e le start up verso le varie misure messe in campo dallo Stato, offrendo loro consulenza e aiuto nel districarsi tra proposte, burocrazia e approntamento di progetti che rientrino nei parametri dettati dalle disposizioni».

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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