Vita Cristiana
Pubblicato il 2 Dicembre 2020 | di Redazione
0Le testimonianze del clero della Diocesi di Ragusa
+ «Quando muore un confratello…». Lettera aperta di don Franco Ottone
Quando muore un Confratello si innesca nella mia vita il dolore, la pietà, l’affidamento a Dio …, ma anche la nostalgia e il rammarico di non aver apprezzato al massimo la bellezza e le qualità di una persona, di un Sacerdote. Quando si muore di una persona spesso si ricordano le cose belle e tutti diventino grandi. Questa è la verità: tutti siamo stati creati “grandi”. La morte fa vedere la bellezza e le qualità di una persona che ci ha preceduto nella fede. Ogni persona ha qualità, doni, cose belle nella sua vita. Siamo noi, perché presi da noi stessi o dalla nostra posizione, dal nostro modo di pensare e agire, che non notiamo la bellezza di un Confratello che ci sta accanto e che fa parte della nostra vita presbiterale. Questa esperienza di della Morte di Romolo e di Raffaele mi ha fatto pensare che se potessi tornare indietro guarderei con occhi nuovi questi confratelli. Ieri sentivo, durante la Messa per Don Romolo, le belle cose che laici e religiosi hanno detto di questo straordinario confratello. Leggevo pure tutto quello che nei Social hanno detto di bello per Padre Raffaele. Perché i laici hanno occhi e cuore per vedere e noi confratelli non ci accorgiamo di noi stessi, della nostra famiglia presbiterale? Perché non apprezziamo quello che l’altro fa, anche se poi non rientra nei miei schemi e modi di fare? Purtroppo noi non ci accorgiamo del bello che c’è negli altri, nel confratello, in chi Dio ci ha messo accanto. Questa riflessione mi porta a prendere l’impegno di gioire, di apprezzare sempre della presenza, del lavoro e delle qualità dei miei confratelli. Certo ognuno ha pregi, difetti, modo di fare che forse non corrispondono ai nostri canoni “preimpostati” dal nostro sapere, ma sicuramente ogni confratello ha doni e qualità da attenzione ed amare. Non aspettiamo la morte dell’altro per amare e apprezzare ciò che di buono e di bello c’è in ciascuno di noi.Quello che ho scritto non ha la pretesa di giudicare, ma vi condivido come mi sento spesso povero quando non amo ciò che c’è nel mio confratello sacerdote. Grazie Padre Romolo, Grazie Raffaele per quello che avete fatto nella nostra Diocesi, per la vostra dedizione sacerdotale nella Chiesa. Siamo più soli senza di voi, ma al contempo siamo più ricchi: perché quando il cuore una persona cara finisce di battere quaggiù, lassù nel cielo veglia e prega ancor di più.Dal cielo pregate per la nostra amata Chiesa di Ragusa, pregate per i vostri confratelli che volgendo lo sguardo su di voi diventiamo più ricchi.
+ Diversi ma uniti nella missione. Messaggio di don Paolo La Terra
Romolo e Raffaele (perdonatemi se ometto il “don” davanti ai nomi, ma è così che li chiamavo e mi piace continuare a chiamarli) sono morti a due giorni di distanza l’uno dall’altro. Due generazioni diverse, due mentalità diverse, due visioni pastorali diverse. Ma c’è un aspetto della loro vita e della loro missione che li unisce e li caratterizza: l’attenzione e la cura per le giovani coppie e le famiglie. Anche questo, però, a partire da due approcci diversi, che ogni tanto affioravano negli incontri di clero: Romolo non digeriva i corsi di preparazione al matrimonio molto affollati che Raffaele organizzava, e Raffaele, dal canto suo, considerava l’approccio di Romolo troppo psicologico. Ma, al di là delle differenze di approccio, non si può negare il grande impegno profuso da questi due confratelli nella pastorale familiare.Proprio partendo dalla pastorale familiare affido a queste righe di Insieme alcuni flash, bisognosi peraltro di ulteriore approfondimento.Innanzitutto, Romolo è uno dei pionieri della pastorale familiare, non solo in Diocesi, ma anche a livello nazionale. Quando ancora non si parlava di corsi di preparazione al matrimonio e cura delle famiglie e dei fidanzati, lui era già operativo sia a livello di ricerca che di predisposizione di sussidi.La pastorale familiare in diocesi, di conseguenza, può essere considerata il “figlio” di Romolo, al quale ha dedicato la sua vita e tutte le sue attenzioni; un figlio dal quale – soprattutto nell’ultimo periodo – ha fatto fatica a distaccarsi per lasciarlo camminare sulle sue gambe.È venuto il momento, questo, in cui la pastorale familiare della diocesi – orfana del suo padre (nobile) – ha la possibilità di dimostrare la sua raggiunta condizione adulta, facendo tesoro della preziosa eredità che Romolo ha lasciato e, al contempo, proiettandosi verso il futuro, per raccogliere le sfide che il complesso tempo in cui viviamo lancia continuamente alle famiglie nella Chiesa.
+ Due doni alla Chiesa ragusana. Messaggio di don Giuseppe Antoci
In questi giorni sono morti due sacerdoti, due confratelli con cui ho condiviso tante esperienze ma soprattutto ho condiviso con loro la grazia del sacerdozio. Sono rimasto colpito dalle testimonianze di tutti coloro che dal loro ministero sacerdotale hanno ricevuto un aiuto, un sostegno, un incoraggiamento, una guida, un conforto. Per questo dico, parafrasando S. Agostino: “non ti chiedo perché ce li hai tolti ma ti ringrazio perché ce li hai donati”. Grazie Signore del dono di questi sacerdoti che hai fatto alla Chiesa ragusana e a tutti coloro che li hanno incontrati.
+ «Ho riscoperto la Chiesa Sposa e Madre premurosa». Messaggio di don Giuseppe Russelli
In questi giorni, da quando ho saputo di essere positivo al Covid 19, sono stato “provato” nella fede e ho sperimentato la solitudine e l’angoscia…Ha vinto la preghiera, la fede, l’amore, la speranza.Ho chiesto al Signore di evitarmi il peggio e sono stato ascoltato, esaudito.Lievi e passeggeri i sintomi iniziali.La paura dei primi giorni e delle ore notturne piano piano ha lasciato il posto al Signore e alla Sua dolce e consolante presenza.Ogni giorno che passa vedo la Luce e la guarigione fisica e psicologica.Il coronavirus intacca la mente, la psiche. Provoca ansia e attacchi di panico notturni.La Messa quotidiana è stata la mia forza.Ringrazio i medici che mi hanno assistito e fatto compagnia.Il SS. Sacramento sulla scrivania della mia canonica il mio Medico sempre reperibile.Ho sperimentato il vostro calore e affetto.Preghiera e gesti di carità mi hanno fatto riscoprire la Chiesa Sposa e Madre premurosa.Grazie di cuore a tutti voi. In comunione di amore per Gesù e Maria, vi benedico con tutto il cuore.Continuate a pregare con me per tutti i malati e per quanti se ne prendono cura.
+ Sentiamoci tutti una famiglia unita. Messaggio di don Giorgio Occhipinti
Andare per le corsie dell’ospedale Giovanni Paolo II ti fa prendere coscienza che il malato di Covid non ha solo insufficienza respiratoria o polmonite bilaterale… C’è un altro sintomo che è palpabile… La paura… Paura di non farcela… paura di non poter tornare come prima… Ed è anche questa paura che siamo chiamati a curare… in più aggiungo l’importanza della vicinanza ai nostri cari medici e operatori sanitari per il delicato servizio che svolgono con dedizione durante i turni in corsia. Insieme per curare e prendersi cura. Sentiamoci tutti una famiglia unita e che si vuole bene. Anche se non possiamo comunicare come di consueto, usiamo il linguaggio degli occhi e del cuore per sostenere i nostri ammalati. Dio ci benedica e ci assista.