Società

Pubblicato il 24 Dicembre 2020 | di Vito Piruzza

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Costretti a mettere da parte gli orpelli godiamoci il mistero della Notte Santa

Che anno il 2020!

Ci ha investito con tutta la virulenza di una pandemia terribile che si è portata via più di sessantamila connazionali, una primavera segnata dalle immagini della colonna degli autocarri militari con il triste carico di salme di persone morte in solitudine, senza il sollievo di una carezza o di un abbraccio.

Ed invero questa pandemia oltre a incuterci la paura della morte ci ha tolto il conforto, la gioia del contatto, il piacere di guardarci in volto, limitando la visione ai soli occhi che si, saranno lo specchio dell’anima, ma non rendono la serenità del sorriso o il piacere dell’espressività del viso.

Il rilassamento estivo, l’errata illusione di una ritrovata vita di relazione è stato pagato a caro prezzo con l’arrivo dell’autunno.

Territori che durante la cosiddetta “prima ondata” erano sostanzialmente indenni, come il nostro, hanno vissuto in diretta l’incubo della pandemia, quelle che in primavera erano notizie di cronaca, realtà vissuta “de relato”, sono diventati in modo brutalmente concreto conoscenti, amici, parenti che ci hanno lasciato in silenzio nel giro di qualche settimana …

Lo scoramento ci ha indotto, anzi costretto, alla prudenza e la prudenza ha pagato.

Come promesso dalle autorità che invitavano e obbligavano al distanziamento fisico il numero dei contagiati è diminuito e con esso l’incidenza della mortalità, ma adesso arriva Natale e tutto si rimette in gioco?

Ritengo sia stato un errore comunicativo grave quello di incentivare atteggiamenti “virtuosi” durante l’autunno con la chimera di una maggiore libertà nel periodo festivo.

La frase più volte ripetuta “facciamo un sacrificio oggi per poter vivere un Natale sereno” ha alimentato l’illusione di un sogno che ovviamente non poteva avverarsi… pena il ripetersi dell’errore estivo.

Ma poi, diciamocela tutta, la pandemia, come tutte le emergenze, come tutte le catastrofi, induce a trovare nelle cose il nocciolo di verità, obbliga a mettere da parte le frivolezze, gli orpelli che oramai inghirlandano la nostra vita quotidiana in omaggio alla religione del consumo.

E allora possiamo anche discutere dell’orario della messa, della chiusura dei ristoranti, delle limitazioni agli spostamenti, dell’obbligo o meno della mascherina per i babbo natale, ma tutto questo cosa toglie e cosa aggiunge al mistero del Dio che sceglie di farsi Uomo per soffrire con lui e redimerlo?

Mi si dirà che il Natale è anche un momento magico per i piccoli che resteranno delusi, ebbene io credo che, contrariamente a quello che immaginiamo noi adulti, i bambini sono molto più attenti agli affetti che alle manifestazioni esteriori, basterà dirgli che quest’anno c’è da fare un piccolo sacrificio per tutelare i nonni, tutti i nonni, e sono certo che loro capiranno, forse più e meglio degli adulti.

La saggezza dei nostri antenati esprimeva in modo lapidario il semplice rapporto esistente tra le esigenze primarie e quelle secondarie “Primum vivere, deinde filosofare”; parafrasando: “primum vivere, deinde …” festeggiare!

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