Pubblicato il 28 Dicembre 2020 | di Redazione
0Da un murales il grido dei ragazzi. Vogliono essere ascoltati e aiutati
A Ragusa, di fronte alla Quasimodo è comparso un murales che la dice lunga sullo stato d’animo dei ragazzi d’oggi, forse pieni di attività o di cose da fare o da portare a termine per far contenti i genitori e i docenti. Si legge: «Non riempiteci la testa di pensieri altrui ma istruiteci a pensare».
Ad oggi, riusciamo ancora ad ascoltare gli alunni o siamo più bravi a “riempirli” di nozioni e teorie, pur di completare il programma scolastico sottostando alle direttive ministeriali?
Indubbiamente è sempre più difficile educare e formare le nuove generazioni, ma sono proprio loro il nostro futuro, il futuro della nostra città e del mondo. A noi, e siamo giovani, questa frase che hanno scritto in maniera chiara e schietta, fa davvero paura! Paura, perché abbiamo fallito o non riusciamo più ad essere incisivi e determinanti nelle nostre azioni come un tempo.
In quante scuole i docenti si fermano a riflettere sugli alunni a loro affidati? Quanti di loro hanno scelto questo lavoro come “missione” e servizio? Sì, è proprio un servizio alla collettività! Da formatore, solo se riesco a tirare fuori il meglio da ogni alunno, far fruttare i suoi talenti, vederne l’anima e la profondità, posso veramente garantirgli un futuro maturo, cosciente e forgiarne un adulto critico, dandogli gli strumenti adeguati per affrontare con le giuste responsabilità il percorso della vita.
Da sempre si parla di corresponsabilità educativa, nei programmi scolastici quante volte teniamo in considerazione un colloquio sano e sincero con le famiglie per ogni singolo alunno? Soprattutto in una società dove già le famiglie vivono problemi seri e schiaccianti.
Un tempo, in ogni scuola era presente un’équipe con psicologo e pedagogista, purtroppo i tagli sconsiderati non lo consentono più, è vero! Ma a discapito di chi? Di quei giovanissimi che saranno il nostro futuro… Però poi rimaniamo sbigottiti e amareggiati quando non sappiamo più come arginare un loro grosso problema, o quando in balia dell’incomprensione o di delusioni e fallimenti riescono a compiere gesti assurdi!
Basta, è già tardi! È chiara la loro richiesta, vogliono essere ascoltati e aiutati!
Ve lo dicono degli educatori parrocchiali che dopo una chiamata singhiozzante si son trovati davanti giovanissimi con il cuore a pezzi perché non riuscivano a capirli né genitori, né docenti, né amici!
Anche questa potrebbe essere alleanza educativa, eh no! La scuola è laica, quindi basta con le collaborazioni con le parrocchie vicine! Sbagliato, anzi sbagliatissimo! I gruppi parrocchiali ancor prima di essere gruppi di laici impegnati nella crescita spirituale di ciascuno, sono persone, ognuno con la propria identità, come a scuola del resto, dove non scelgo con chi stare, come fuori in una piazzetta, ma con chi la classe o il gruppo mi offre, ognuno con i propri limiti, pregi, difetti, divergenze e diversità!
Ragazzi noi ci siamo, e crediamo in voi, perché siamo stati giovanissimi anche noi e forse gli adulti spesso dimenticano proprio quello, a volte è più importante “riempire il sacco” fino a farlo strabordare piuttosto che creare uomini e donne del futuro capaci di pensare!
Se «insegnare non è riempire un vaso ma è accendere un fuoco», come diceva il filosofo cinquecentesco Montaigne, e «il bambino non è un vaso da riempire ma una sorgente da lasciar sgorgare» come c’insegna Maria Montessori, allora è necessario alimentare e tenere sempre vivo questo fuoco.
Sì! La scommessa è alta, ma la freschezza dell’acqua della sorgente è meravigliosa!
Ciccio, Alessia, Aldo e Simona