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Pubblicato il 30 Dicembre 2020 | di Alessandro Bongiorno

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Testimoni di speranza. Sempre. Anche nella malattia

Testimoni di speranza. Sempre. Anche se la malattia bussa alla nostra vita. Hanno suscitato grande emozione le parole pronunciate in cattedrale da padre Pippo Berenato, pochi minuti dopo l’annuncio di monsignor Carmelo Cuttitta di rinunciare, per motivi di salute, alla guida della Diocesi di Ragusa. Padre Pippo, che da 13 anni convive con la sclerosi multipla, ha voluto rendere pubbliche le parole che, in privato, aveva scambiato con lo stesso monsignor Carmelo Cuttitta. Ha usato anche espressioni forti («la malattia è un dono») che solo alla luce della forte spiritualità che caratterizza padre Pippo possono essere comprese. Emerge, però, l’invito a guardare il bello che la vita ci può riservare anche se provati dalla malattia o dalla sofferenza. Per questo il messaggio che padre Pippo ha rivolto al vescovo è un messaggio comunque di luce e di speranza. Da uomo di grande fede.

«Parlo – ha detto al microfono davanti ai suoi confratelli e in una cattedrale nella quale era calato il silenzio dopo l’annuncio di monsignor Cuttitta – da malato. Io 13 anni fa ho ricevuto questo dono dal Signore: la sclerosi multipla. Le malattie – ha aggiunto – non sono un morbo, non sono una cosa cattiva. La malattia all’inizio sorprende, ma dobbiamo imparare a gestirla e dominarla. E per fare questo ci vuole la forza dello Spirito per chiedere al Signore; ci ha dato la croce, ora aiutaci a portarla. Come dice San Paolo “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. Allora, se amiamo Dio, tutto viene a nostro favore. C’è cosa bella – ha rivelato padre Pippo – che mi sorprende ogni volta quando arriva il giorno. Spesso mi sveglio di notte e aspetto che arrivi l’aurora, poi l’alba e poi il sole. Sento il respiro d’aria la mattina quando vado a celebrare con entusiasmo alle 7. Ho il bisogno di andare a godere dell’aria genuina, fresca d’inverno e un pochettino calda d’estate. È la brezza che ci dà il vigore di vivere con gioia. Noi dobbiamo vivere la malattia con gioia e di questo dobbiamo dare testimonianza ai nostri fratelli che incontriamo. Noi siamo stati consacrati al Signore, apparteniamo a lui. Io faccio sempre l’esperienza tutti i giorni di consacrare Gesù, di tenerlo tra le mani. A lui chiede con forza, con decisione: Signore dammi per la grazia necessaria per vivere e per lottare ogni giorno per essere testimone di speranza nella nella tua Chiesa. Volevo dire anche un’altra cosa. Ogni giorno che noi viviamo dovremmo spenderlo per gli altri, non guardare a noi stessi, nonostante la malattia sia un handicap. E allora dobbiamo lottare e, con la grazia di Dio, dobbiamo presentarci con un volto limpido e dare testimonianza che Dio ci ama veramente».


Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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