Pubblicato il 15 Febbraio 2021 | di Mario Cascone
0Il grande amore delle donne alla Chiesa Una ricchezza che ispira gratitudine
Una premessa fondamentale per capire il ruolo delle donne nella Chiesa è che tutti gli esseri umani sono strutturati nelle dimensioni della reciprocità e della complementarietà fra i due sessi. Questa strutturazione esprime la ricchezza delle differenze fra le due identità sessuali. Grazie a questa diversità il mondo si riflette in maniera differente nell’uomo e nella donna.
Non è facile dire in che cosa consista questa diversità, anche perché essa risente di alcuni inevitabili influssi culturali. È vero comunque che nell’essere maschile e in quello femminile sono rilevabili alcuni tratti innati, che costituiscono la natura identitaria della persona.
In generale possiamo dire che l’uomo possiede una razionalità più astratta e logica, mentre la donna è dotata di un’intelligenza intuitiva e creativa. Di conseguenza l’uomo è il teorico, che analizza, progetta e costruisce, mentre la donna è colei che adorna e crea l’atmosfera. Il pensiero maschile si muove per lo più sulla base di schemi motori e aggressivi, quello femminile si regge soprattutto sull’affettività. L’essere femminile si caratterizza in generale per una più spiccata interiorità spirituale, che si manifesta soprattutto in termini di sollecitudine, privilegiando il dialogo e il prendersi cura dell’altro. L’essere maschile invece si presenta nei caratteri del realismo concreto, della forza fisica, della difesa e della protezione.
In forza della sua innata e spiccata interiorità, la donna è in genere più religiosa dell’uomo, più portata alla preghiera e alla contemplazione. È per questo motivo che la presenza femminile nelle nostre chiese è palesemente maggiore rispetto a quella maschile. Il che comporta anche il fatto che le donne svolgano, nelle comunità ecclesiali, importanti servizi pastorali, attraverso cui di fatto si struttura la stessa vita della Chiesa. Pur non esercitando il ministero ordinato, le donne hanno manifestato nel corso dei secoli un grande amore alla Chiesa, che si è tradotto in una molteplicità di ministeri di fatto, quali quelli inerenti alla catechesi dei ragazzi, alla preparazione delle liturgie, al servizio di carità nei confronti dei più deboli. Le donne consacrate, poi, hanno arricchito la vita della Chiesa con il loro servizio generoso nelle aree di maggiore emarginazione della vita sociale e con la testimonianza affascinante della vita contemplativa, in particolare attraverso la vita claustrale.
La presenza delle donne nella vita ecclesiale trova un particolare riscontro nella definizione stessa di Chiesa. Il termine “Chiesa”, infatti, è femminile non solo in senso grammaticale, ma anche teologico. La Chiesa è la Sposa di Cristo, cioè un soggetto collettivo che include sia i maschi che le femmine. Tutti i battezzati costituiamo la Chiesa, che si rapporta al Signore in termini sponsali, e quindi in una relazione di reciprocità tra il maschile (Cristo) e il femminile (la Chiesa).
In questa luce il grande Papa Giovanni Paolo II nella “Mulieris dignitatem” parlava di “genio femminile” e nella Lettera alle donne del 1995 esprimeva questo stupendo ringraziamento a tutte le donne:
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del «mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.