Pubblicato il 19 Febbraio 2021 | di Luciano Nicastro
0Una parola saggia di corresponsabilità per una difesa diversa dalla pandemia
Mettiamo un po’ di ordine e di metodo nel dibattito pubblico sulla virulenza della ripresa del contagio e sulle attuali difficoltà di governo della comunicazione ai fini di una mobilitazione unitaria e più condivisa del Paese. Innanzitutto ha detto bene il nostro Presidente della Repubblica, in questo momento non possiamo permetterci il lusso di giocare divisi mentre il nemico, che è il coronavirus, colpisce di più e con maggiore mortalità se restiamo deboli e divisi.
Nella prima fase il Paese ha trovato in sé la forza per cercare una capacità di pensiero reattivo e di azione tecnica operativa. Il Paese ha impegnato le proprie forze intellettuali e morali, le migliori competenze. La coscienza della solidarietà nazionale è prevalsa e ha espresso il meglio del nostro essere.
Ci siamo comportati come Comunità Nazionale con uno spirito di reazione e di sobrietà collaborativa nell’approntare le prime finalità operative sul piano della convergenza tra le idee e le azioni . Prima che iniziasse questa cosiddetta seconda fase si è però accentuata la rissosità e la disarticolazione delle idee e delle azioni e siamo arrivati in basso al teatrino elettoralistico della maggioranza che si chiude e la opposizione che recita una sceneggiata.
Se si continuerà a parlare per il teatrino della piccola politica di quartiere continuerà a dominare la scena lo spirito del Monopoli e del Gioco dell’Oca della divisione e del rito di conquista con le boutade e le parole vuote di senso “sparate lì”. Ora siamo divisi e non c’è più tempo per continuare con le scorribande e le interviste a tema perché non si conclude nulla di buono. Dobbiamo subito ritornare alla parola di saggezza del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’Italia ha diritto a vivere e a vivere bene e a ricostruire la nostra vita futura a livello di un buon Welfare Universalista fondato sulla Salute e la vita dei nostri concittadini, con la presenza democratica e il coinvolgimento di tutti i cittadini, dei giovani soprattutto che disorientati dal coro delle banalità dei NoMask continuano a protestare gridando “libertà, libertà!” .Peccato che non conoscono quella splendida canzone di Giorgio Gaber nella quale si dice che “la libertà non è un volo di uccello in uno spazio libero. La libertà è partecipazione”. Ora rischiamo di cantare una parola “Libertà, libertà”, ma con un valore ridotto al diritto privato e all’interesse particolare di uno sciame di consumatori di aperitivi che hanno dimenticato che la pandemia si sta bevendo gli affetti e la vita degli anziani, dei giovani, dei padri e delle mamme, insieme al personale medico e sanitario, tecnico e ausiliario, sacerdoti e dirigenti che nel Servizio sanitario nazionale ci stanno difendendo a rischio della vita e dando prova di una eroica abnegazione. Non possiamo dimenticarli. I giovani sono scesi nelle piazze e hanno chiesto a voce alta e con vero coraggio democratico una nuova Italia dell’impegno, della solidarietà e della corresponsabilità nazionale. I nostri giovani ambiscono a partecipare e a ricostruire il Paese progettando un futuro migliore per tutti. Sono per noi e per l’Italia democratica “la Meglio Gioventù”.