Vita Cristiana

Pubblicato il 15 Marzo 2021 | di Emanuele Occhipinti

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Io, sposo di Maria e padre di Gesù Io, Giuseppe, sognatore dei sogni di Dio

Sono Giuseppe, figlio di Giacobbe; sarà che il mio nome è lo stesso di quel Giuseppe, venduto dai suoi fratelli ai mercanti egiziani, che sognava covoni di grano, costellazioni genuflesse e vacche magre, ma tant’è che anch’io sono un sognatore.

Io però mi guardo bene dal tramutare i sogni in racconti. Io non amo lasciare pensieri o parole sui rotoli dei libri, io sono un carpentiere e sono solo bravo a fare dei sogni azioni che riguardano la mia vita, le mie giornate e il mio futuro, come da un tronco so fare una trave maestra. Il mio orecchio è teso ad ascoltare angeli messaggeri che mi appaiono mentre dormo e a cui sento l’istinto di obbedire ciecamente. Non sono fantasie, le mie, e nemmeno miraggi; non ho virtù fuori dal normale né mi sento padrone di anticipare il futuro. Sogno la potenza dell’Altissimo che ama il suo popolo eletto e mostrerà ad esso la salvezza di cui dicono i Profeti. E credo che un pezzo di storia della salvezza, governata dall’Altissimo, venga a salutarmi e ad accrescere di cose nuove la mia vita perché la storia ha bisogno di essere sognata prima di realizzarsi.

Invano mio padre Giacobbe mi ammonisce: “sei negli anni in cui un uomo dovrebbe essersi ormai scelto la moglie!”; vuole che prenda presto una giovane ragazza per sposa. Egli dice che il santo benedetto sta a vigilare che l’uomo, alla giusta età, sposi una donna. Io non voglio disubbidire alla Legge o peccare nei confronti dell’Altissimo. So che ogni uomo che non ha una donna non è un uomo ma ho sognato la mia sposa, la mia tenda dalla quale risplende luce di gioia e felicità; ho sognato con lei di allevare una famiglia e insegnare i principi della Torah ai nostri figli. Ma non voglio acquistarla con cinquanta sicli d’argento dal padre o dai parenti né pagare la dote col mio lavoro. Non desidero nemmeno acquistarla solo con un contratto o con una scrittura. Se questa è la Legge, se questo è il mio obbligo, certo lo farò. Ma sogno ogni notte di acquistarla con l’amore perché essa diventi il mio corpo e le mie ossa. Sogno di essere per lei consacrato perché volere dell’Altissimo sarà la nostra unione. Non comprendo bene e non sono capace di esprimerlo: nell’amore deve celarsi qualcosa di sacro, qualcosa di grande e misterioso che l’Altissimo vuole mostrarci. E attendo la mia sposa dagli occhi neri e dalle guance rosse come il melograno; sarà la pupilla dei miei occhi.

Sono Giuseppe il sognatore. Maria è la promessa sposa a lungo sognata. È una ragazza degna d’amore, semplice e sorridente, quasi infantile. Quando penso a lei si rafforza in me la convinzione che lei è proprio la ragazza che ho atteso. Lei solo lei può diventare mia sposa, amica, compagna. Sento che non potrò mai e per nessun motivo cessare di ammirarla e di amarla. Solo che ora i miei sogni sono una cortina di nebbia che mi confondono e oscurano il destino mio e della mia famiglia. Maria, la mia promessa, è tornata dalla Giudea, dalla casa di Zaccaria ed Elisabetta, perché questa ha partorito un figlio. Da sei mesi che non ho notizie di lei. So solo che ha conosciuto un uomo ed è incinta. Il tumulto di sentimenti che la sua attesa suscitava in me ora è un tumulto di angoscia. Cosa farò? Sono disperato! Sognavo di essere un re; sognavo la mia sposa adornata con gioielli e monili, vestita con gli abiti nuziali, accompagnata da altre giovani donne sotto la Chuppàh, tra i canti di gioia e di allegria dei parenti e dei vicini. Quante volte ho sognato il momento in cui le avrei tolto il velo e sciolto la cintura. Ciò che è accaduto, invece, ha cancellato i miei sogni, ha fermato la mia vita, le ha tolto significato. Perché è andata in Giudea? Non doveva lei rimanere nella casa di suo padre? Perché i suoi parenti l’hanno fatta allontanare e non l’hanno impedito? Ecco ora lo scandalo. Penseranno che sia stato io a infrangere la Legge. Ma io so che non è così. Lei mi ha spiegato cose che non ho compreso. Come può essere? Maria, non dubito delle tue parole ma non potrò prenderti in sposa; dovrò ripudiarti. No, no, no, rischia la morte e di sicuro il disprezzo, che è più violento di una tempesta di sassi; non succederà mai! Non posso salvare me stesso e fare pagare lei. Non lo saprà nessuno, andrò via in segreto. La Legge mi impone di denunciarla ma io amo Maria, non so come farò. Mi sento colpevole, colpevole di provare amore per lei.

Stanotte i miei sogni sono un tormento, un turbinio di voci ed una scorribanda di figure. “Non temere Giuseppe, prendila in casa tua”: sto sognando eppure mi sembra che qualcuno stia parlando accanto a me. Cerco nel giaciglio una posizione più comoda per il sonno. Ma la voce insiste: “Giuseppe, Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa; non è stato un uomo a portartela via, quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. L’Altissimo ha predestinato Maria per te e tu sei per Maria; tutti e due per il figlio che Maria partorirà e che tu chiamerai Gesù. Non temere. Tu puoi comprendere”. “Comprendo, lo farò!” decisi, portandomi le mani sul viso, la amo tanto.

Sono Giuseppe lo sposo di Maria ed il padre di Gesù. Quel mattino c’era il sole a Nazaret ed io ero felice, amavo Maria e lei stava accanto a me, perché io feci come sentii nel sogno: presi Maria e la portai nella mia casa a Nazaret. Il bambino nacque però a Betlemme ed io, da padre, l’ho iscritto all’anagrafe mettendogli nome Gesù. Poi l’ho circonciso ed ho presentato il mio primogenito a Dio. Io e Maria, benché lei fosse negli ultimi giorni di gravidanza, ci siam dovuti recare nel mio villaggio di origine per via di un censimento ordinato dai romani. I miei sogni non mi hanno abbandonato: sono preoccupato ora che con Maria devo prendermi cura di Gesù. Abbiamo trovato un alloggio ma i giorni nella grotta di Betlemme sono stati duri; il freddo ci ha fatto temere per la vita del bambino. Ho assistito a cose fantastiche: chi è mai questo bimbo? Pare che qualcuno, forse lo stesso Erode, abbia dato ordine di massacrare tutti i bambini di Betlemme sotto i due anni.

Sono Giuseppe; Maria e Gesù sono sempre nel mio cuore, fin dentro i miei sogni. Stanotte ho sognato di poter tornare a Nazaret e abitare una casa tutta mia con Maria e Gesù. Dall’Egitto dove proprio il sogno mi aveva condotto, per proteggere la mia famiglia, sto per fare ritorno nella terra dei miei padri; tornerò ad aprire la mia bottega ed insegnerò a Gesù a lavorare il legno. Sì, perché io sono Giuseppe, amo il silenzio e so ascoltare il mio profondo, so ascoltare i sogni che mi abitano, anzi, gli stessi sogni di Dio.

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Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Ragusa, dove attualmente dirige il Mercato Imprese. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e vicepresidente Unitalsi Ragusa.



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