Politica

Pubblicato il 12 Aprile 2021 | di Maria Teresa Gallo

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In una campagna elettorale infinita Vittoria chiede umiltà e responsabilità

Il quarto rinvio del voto per le amministrative non rallenta la campagna elettorale. Anzi i toni diventano sempre più accesi con certe cadute di stile che, se eccitano i supporter, creano tanta confusione e smarrimento nell’elettorato soprattutto giovanile che poi è quello che vota meno proprio perché non riesce a farsi un’opinione. A distanza di quasi un anno di campagna elettorale sono ormai tanti i temi toccati e in parte pure approfonditi, anche se senza un vero contraddittorio a causa delle ristrettezze della pandemia, ma se non si vuol dare la sensazione di giocare a chi lancia l’idea più grandiosa o originale bisogna pure spiegare dove saranno reperite le risorse. E questo al netto di quelle che serviranno sin da subito per far ripartire una città praticamente allo sfascio per le pessime condizioni del manto stradale e la penuria di acqua e dove serve finanche ripristinare tutta la segnaletica stradale.

Inoltre è importante capire cosa distingue il centrodestra dal centrosinistra e dalle coalizioni civiche spiegando in modo chiaro come intendano gestire i servizi, quale idea hanno di città e della frazione, evitando pure di confondere, come spesso accade, il turismo con la villeggiatura. Quello che ancor di più manca nel dibattito è un’analisi seria e approfondita su come e da cosa sia iniziata la deriva che poi ha portato allo scioglimento del Comune. Se ci sia stata mafia al Comune saranno i processi a dirlo, ma un’analisi sul malcostume o peccati di omissione su ciò che non si è voluto vedere o che sarebbe stato giusto fare, rimane un imperativo categorico nei confronti della città e per guidare il percorso dei tanti assessori designati e dei tantissimi candidati al consiglio comunale ancora politicamente inesperienti e quindi potenzialmente, e seppur in buona fede, a rischio di farsi influenzare.

Questa analisi andrebbe fatta intanto da chi ha avuto ruoli di responsabilità e di opposizione all’interno nella vita politica, visto che tanti sono ancora candidati, ma anche dall’intellighenzia cittadina che oltre ad indignarsi dovrebbe pure cominciare a proporre. Il dibattito dovrebbe essere aperto ad esperti e analisti che sappiano pure distinguere e analizzare il concetto di “vittoriesità” (l’orgoglio di appartenenza e di superiorità non mettendosi mai in discussione), tanto biasimato fuori dai confini comunali, da comportamenti estremi che rasentano la prepotenza che, in certe circostanze, diventa indice di mal costume se non peggio. Serve anche un po’ di umiltà da parte di tutte le forze politiche sempre pronte a rivendicare meriti, ad indignarsi sulle tante cose che non funzionano, sullo scaricare, non si capisce a chi, il mancato sviluppo economico, sociale, civile e per certi versi etico della città. Mai un dubbio, mai un’ammissione di responsabilità. È capitato spesso nelle elezioni amministrative sentire dire dai candidati a sindaco che “Vittoria è una città difficile”. Oggi è arrivato il momento di soffermarsi su questo aspetto e spiegare in modo chiaro il perché e qual era il senso.

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Autore

Docente di italiano e storia e giornalista pubblicista, amante dello sport.



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