Società

Pubblicato il 12 Aprile 2021 | di Redazione

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Ma qualsiasi aborto per una donna rimane solo e soltanto un dramma

Nelle settimane scorse in provincia di Ragusa sono stati affissi alcuni manifesti per una “Conquista da difendere”, quella dell’aborto farmacologico. I cartelli riportavano un messaggio semplice, diretto e chiaro: “Ho scelto di interrompere volontariamente una gravidanza con la terapia farmacologica. L’ho potuto fare in tutta sicurezza (affermazione evidenziata in giallo). La RU486 evita il ricovero ospedaliero e l’operazione chirurgica (di nuovo il giallo che evidenzia), una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della donna”.

Per carità, guai a inibire il diritto di espressione e la libertà di pensiero.La nostra osservazione, e quindi la dovuta puntualizzazione, verte invece sulla correttezza del messaggio, sulla veridicità dei contenuti.

La scelta di interrompere volontariamente una gravidanza, cioè una vita, a nostro parere sarebbe la scelta di un omicidio. Che una gravidanza sia un processo evolutivo della vita basta consultare un comune libro di scienza o di medicina per avere conferme pertinenti e competenti. Che questa interruzione sia fatta per mezzo di una “terapia” farmacologica, non cambia l’illiceità e l’immoralità dell’atto.

Essendo però una scelta, seppur negativa e triste che sia, non ci resta che prendere atto di tale decisione, pur distanziandoci del tutto, qualunque siano le sue motivazioni. Interrompere una gravidanza non è una banale faccenda fai da te, né un intervento medico qualsiasi. Dal punto di vista fisico l’aborto – di questo si tratta – dà un brusco contrordine al corpo della donna mediante il blocco di un processo naturale complesso, provocando meccanicamente (aborto chirurgico) o chimicamente (aborto farmacologico: Ru486) un trauma, foriero di complicanze e rischi per la salute fisica sia nell’immediato che in futuro. Senza considerare le numerose conseguenze sulla salute psichica della donna. La suddetta pubblicità decanta il tutto come “Una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della donna”. Beh, spiegateci allora le infezioni pelviche o genitali particolarmente frequenti nell’aborto farmacologico; i flussi emorragici maggiori rispetto all’aborto chirurgico e più comuni con la modalità farmacologica; gli effetti collaterali della prostaglandina quali: dolori addominali, nausea, mal di testa, vomito, diarrea, vertigini, affaticamento generale, mal di schiena e tant’altro ancora; inoltre è prevista, e data per scontata anche dai sostenitori della Ru486, la sofferenza della donna proprio col metodo chimico, praticamente con forti dolori (soprattutto nella fase espulsiva) e prolungati (ore e anche giorni).

E questa sarebbe la scoperta meravigliosa per la salute della donna? Recenti studi affermano, infine, che la procedura farmacologica è decisamente più pericolosa di quella chirurgica, quindi ridurre l’aborto farmacologico a una pratica “fai da te”, è una mossa infelice e meschina. Insomma, quell’informazione induce in grave errore tante donne e uomini, banalizzando così il dramma dell’aborto che tocca la donna e la vita del concepito.

Centro Aiuto alla Vita di Ragusa

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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