Vita Cristiana

Pubblicato il 14 Aprile 2021 | di Redazione

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«Non desidero più altro amore» L’insegnamento di Teresa d’Avila

Teresa di Gesù è un dono al mondo intero: non solo alla Chiesa, non solo alle comunità che si richiamano a lei. Questo dono è dato da una felice intuizione: Dio è desideroso di intessere un amicizia con gli uomini e con le donne per “porre le sue delizie”. (Prv 8,31) Commentando una frase del Cantico dei Cantici “mi baci con i baci della sua bocca”(CdC 1,2) la Santa Mistica si chiede se questa frase potesse trovare collocazione sulle labbra dell’intera umanità. Per lei, il prossimo, chiunque sia – fidanzato/a, moglie, marito, figlio/a, amico/a, cliente, vicino, lontano – ha bisogno dell’altro per se stesso. In questo rapporto dal tratto squisitamente empatico, Teresa, vede il fine perché tutti, uomini e donne, possano ottenere il massimo bene. Oggi, questa grande santa, può veramente insegnarci ad essere efficaci attori in questa ”valle oscura”(Sal.22,4) che l’umanità sta attraversando. Teresa ci mostra che “lo sviluppo umano e spirituale accade nei rapporti. I quali raggiungono il loro culmine nel tratto con Dio”. Lei arriva a tale verticismo dopo aver fatto esperienza  di “quanto l’amore ha giocato nella sua storia umana e nella sua vita spirituale, il suo dramma è consistito nel come passare dall’amore umano all’amore divino”, così che sarà libera di scrivere: “Dio tratta con lei ( la persona) con tanta amicizia e amore che non si arriva a scriverlo (LdV27,9) perché rapportarsi con Dio per Teresa consiste “in un rapporto di amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama” (LdV 8,5) perciò consigliava alle buone monache quanto fosse conveniente innamorarsi dell’umanità di Gesù a partire fin dai primi passi del cammino spirituale.

Per la mistica spagnola ciascuno era chiamato ad entrare in empatia con Gesù. Tali conclusioni, erano il frutto di esperienza viva e forte che Teresa faceva con Gesù Cristo Crocifisso/Risorto che a sua volta “il mio Diletto, spia attraverso le inferriate” (CdC 2,8.9) si mostrava a Teresa in un continuo gioco di amore. Questa empatia per Gesù è come legata ad un’altra esperienza senza la quale questa verticale non può entrare in profondità. Si tratta dell’amore fraterno.

Nell’amore fraterno, per Teresa bisogna rapportarsi all’esperienza empatica che consiste nel comprendere l’altro, perché è solo l’amore la via perfetta che fa entrare l’uomo nel mondo interiore dell’altro. L’amore, che va più in profondità, e raggiunge il centro della persona, è il solo a far diventare capaci di vedere i tratti e le fattezze della persona amata scoprendone le sue potenzialità così che queste possano diventare realtà. Perciò lei scrive: “amore le une per le altre”. Senza amore non c’è comunità: “qui tutte devono essere amiche, tutte devono amarsi a vicenda, volersi bene, aiutarsi reciprocamente” (Cam. 4,7). È assurdo convivere senza amarsi, è da “gente barbara”(Cam. 4,10). Dall’amore fraterno (amore orizzontale) si edifica l’amore teologale, perché la preghiera di orazione non consiste tanto nel molto pensare, bensì nel molto amare. In tempi recenti tale concetto verrà ripreso dal santo papa Paolo VI quando dirà nel 1965 “Pregare è amare”, perché pregare rappresenta un modo di essere.

Teresa propone l’ideale dell’amore puro o “amore puro spirituale” che consiste nell’amore disinteressato, libero da egoismi, esercitato nella concretezza e non solo con i sentimenti, per poi soffermarsi nell’amore sacrificale come quello di Gesù che chiama “vero capitano d’amore” (Cam.6,9)e che dire dell’Amore-comunione in cui ci si rallegra  con le gioie degli altri, ci si duole con il dolore degli altri(Cam.7,6-7), un amore che va al di là delle simpatie , di bellezze legate alla corporeità ma, poggia su valori consistenti che vanno oltre la vita terrena. Teresa traccia le caratteristiche del vero amante: “le anime che Dio fa giungere  a questo stato (amore puro) sono anime generose, anime magnifiche, non si compiacciono di amare cosa così miserevole come questi nostri corpi (…) anche se sono motivo di lode al Creatore (Cam 6,4).

In questa pedagogia teresiana, così ben espressa nel Cammino (potrebbe essere utile la lettura per la coppia di sposi, per i sacerdoti), il pericolo di ostacoli concreti è messo in conto. Il più terribile rimane quello della carenza dell’amore. Nella prima stesura ella così concludeva “preferisco che si vogliano bene e si amino teneramente e con piacere, anche se ciò non fosse amore così perfetto di cui ho parlato…piuttosto che ci sia qualche punto di discordia”(Cam capp. 4-7). La discordia e il disamore equivarranno al “cacciare di casa lo Sposo”, cioè ad annientare la dimensione verticale dell’amore.

L’attualità di Teresa sta in questo: aver scritto da donna in tempi difficili intuizioni di cui oggi alla Chiesa possono aprire strade di grande realismo e modernità senza tradire la Verità: “Il Signore volle farmi intendere di essere la stessa verità (6Mans.  10,5)”. Non si meravigli nessuno se lei da monaca può fare un largo uso della parola Amore. Al suo Sposo flagellato e piagato che gli si presentò così poté esclamare: “Mio Dio, ti amo vedenti così, amo le tue piaghe, la tua morte, perché quel che amo è il tuo amore”.

Carmelo Ferraro

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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