Società

Pubblicato il 10 Maggio 2021 | di Redazione

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Riparare con Libera gli errori commessi recuperando i più giovani alla società

“Amunì” è un’esortazione tipica della lingua siciliana, indica il desiderio di mettersi in cammino, insieme, di raggiungere una meta condividendo la strada da fare. Di solito, usiamo questo tipo di espressione quando intendiamo coinvolgere un amico o un’amica in un’attività: “amunì, facciamoci una passeggiata al centro storico”. A partire dal 2011, Amunì è soprattutto un progetto di Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie, avviato inizialmente nei territori di Palermo e Trapani, e rivolto ai ragazzi e alle ragazze, di età compresa tra i sedici e i vent’anni, che hanno avuto qualche problema con la giustizia. Negli anni successivi, il progetto si è diffuso in tutta Italia ed è stato chiamato secondo il dialetto locale, per cui in Lombardia abbiamo “’ndem”, in Piemonte “’nduma”, nel Lazio “’nnamo”, in Campania “jamme”. Si tratta, in particolare, di giovani sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile, inseriti in un percorso di riparazione. Molti di loro sono al primo reato, di lieve entità, ed è stata accolta la loro richiesta di essere “messi alla prova”. La sospensione del processo con messa alla prova è una modalità alternativa di definizione del processo, riservata a coloro i quali siano imputati o indagati per reati che prevedono una pena pecuniaria o detentiva fino a quattro anni, che conduce all’estinzione del reato qualora il giudice accerti l’esito positivo del percorso di riparazione sociale e individuale.

L’idea di fondo è il recupero sociale e individuale dei giovani che, per svariati motivi (legati al contesto familiare o al quartiere o per le relazioni tossiche che hanno avuto), si siano macchiati di reati di lieve entità. L’idea è anche quella di una comunità che si prenda cura delle marginalità sociali, soprattutto quando si tratta di ragazzi e ragazze minorenni.

Lo scorso febbraio, anche il coordinamento provinciale di Libera Ragusa, e in particolare il presidio di Libera Ragusa “Daphne Caruana Galizia”, in accordo con l’Ussm (Ufficio di servizio sociale per i minorenni) di Ragusa, ha avviato il progetto “Amunì”, coinvolgendo dieci ragazzi della provincia di Ragusa in un percorso di antimafia sociale e responsabile. Il progetto si svolge attraverso tre importanti snodi tematici: la memoria, la restituzione come modello di giustizia e la legalità come strumento funzionale al rispetto dell’altro e alla realizzazione della giustizia sociale. «Si tratta di una sfida che, in coscienza, abbiamo deciso di affrontare, – raccontano i formatori del progetto – tenendo conto delle limitazioni e delle restrizioni imposte dalla pandemia, perché ci sentiamo chiamati a rispondere all’esigenza di accogliere le marginalità e di ritornare a camminare insieme a questi ragazzi verso un futuro che ci permetta di crescere nella libertà. Siamo consapevoli delle difficoltà e dei rischi, ma abbiamo scelto di metterci alla prova anche noi: in fondo, a che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare?».

Simone Lo Presti

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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