Vita Cristiana

Pubblicato il 11 Maggio 2021 | di Redazione

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La festa di Maria Santissima di Gulfi: il silenzio del folclore dà voce alla fede

La forza della fede colma il silenzio e la desolazione imposti della pandemia. Ibernate le forme di folclore popolare, le feste della tradizione non si colorano più di folle in giubilo, voci acclamanti e musiche tipiche in cui si identifica una comunità. Resta saldo il potere portentoso della preghiera, voce solitaria di ciascun uomo che si carica oggi di una forza ancor più autentica. È toccante rievocare solo come un ricordo, forse già lontano, feste che hanno una tradizione secolare, ammantata di fascino e leggende, come quella della Madonna di Gulfi, da sempre tra gli eventi religiosi più suggestivi del territorio ibleo .

Per il secondo anno di seguito, l’emergenza coronavirus ha costretto i chiaramontani ed i devoti a rinunciare all’abbraccio festoso alla loro Patrona con il tradizionale rito della salita. Da secoli, la domenica in Albis lo sparo di mortaretti dà il via alla suggestiva festa caratterizzata da un’ora di processione di corsa in salita fino alla chiesa Madre della città. Un variopinto serpentone umano si spinge dietro il simulacro della Madonna portato a spalle dai devoti. Si corre animati dal fervore della fede, tra lacrime e commozione, si procede a piede spedito al grido “E ciamaminala tutti! Viva Maria!”, emozione vibrante del cuore di tutti i chiaramontani e anche dei tanti emigrati che non mancano ogni anno all’appuntamento con questa storica festa. Da secoli, la Madonna viene condotta a Chiaramonte sempre con lo stesso fervore e puntuale arriva in piazza Duomo per salutare la città con il suo tradizionale e suggestivo “trasi e niesci” dall’ingresso della chiesa Madre.

Con questi ricordi nel cuore, spento il fervore del folclore, l’11 aprile i chiaramontani si sono raccolti in una religiosità intensa e composta, partecipando alle celebrazioni religiose del novenario riviste anche attraverso collegamenti digitali e riadattate nel rispetto delle disposizioni di distanziamento.

«Siamo soddisfatti – dichiara don Graziano Martorana, rettore del santuario di Gulfi – della partecipazione continua avuta dai fedeli che hanno occupato con compostezza i posti distanziati sistemati nel sagrato e sono stati disposti a tornare in orari meno frequentati pur di rendere omaggio alla Madonna. I pellegrini sono venuti in ogni ora della giornata e per tutto il novenario la Madonna non è stata mai da sola. In molti hanno manifestato la paura di partecipare alle messe per il rischio di incontrare persone e tuttavia non hanno voluto rinunciare ad una visita. Soprattutto molti anziani sono stati accompagnati dai familiari nella fascia oraria del primo pomeriggio. Nel rispetto delle disposizioni di sicurezza, grazie al supporto della Protezione Civile e del comitato dei festeggiamenti, sono stati ben studiati tutti gli accorgimenti per evitare assembramenti disponendo fino a 250 posti a sedere nel sagrato. È stato rivisto il rito della svelata, evitando l’apertura della tribuna come da tradizione e aprendo il portone del Santuario con la gente che aspettava fuori. Certamente – sottolinea padre Martorana – l’aspetto che è mancato di più è stato l’abbraccio della folla durante la salita, il tirare le corde, i bambini che gridano, usanze che qualcuno vede come folclore e invece rappresentano un momento di sana gioia e di autentica devozione che coinvolge le viscere di ogni chiaramontano».

La festa è stata certamente vissuta con particolare emozione anche dai portatori. Abituati a fatiche titaniche per condurre il simulacro in città, sono rimasti per un altro anno fermi. «La mattina della festa – racconta un giovane portatore Samuele Cultrera – essere tutti lì, guardarsi in faccia durante la messa è stato un momento particolare di forte tensione ed emozioni trascendentali. Ho osservato che nonostante non avessimo dato la spalla per portare in città la Madonna, il coinvolgimento era tanto e in molti avevano gli occhi lucidi di commozione nel guardare il simulacro lì fermo che veniva acclamato con il grido continuo di “Viva Maria”. La salita della Madonna è sempre stato un momento di liberazione della grande fede dei chiaramontani e in una fase storica come quella che stiamo vivendo questa festa avrebbe avuto un grande significato in tal senso».

«Sicuramente – spiega Giovanni Nicosia storico portatore – rispetto allo scorso anno, quando si è svolta solo una celebrazione a porte chiuse in presenza delle autorità, almeno ai portatori è stata data la possibilità di vivere la festa mantenendo una unità spirituale e fisica. Anche se fermi davanti alla Madonna ancora si palpava il fervore di sempre, segno evidente che l’entusiasmo devozionale non si è perso, nell’auspicio che presto tutto torni alla normalità. In occasione dell’anno pandemico, inoltre, il Comitato per i festeggiamenti ha realizzato un santino tascabile con la preghiera di affidamento dei portatori e immagine significativa delle mani che si aggrappano al baiardo che conduce il simulacro, per far rivivere simbolicamente quel legame mai spezzato con Maria».

«Quando si parla di feste popolari – spiega padre Martorana – si sottolinea che la gente è più attirata dagli eventi collaterali e non dal culto vero e proprio. E invece non è così. La festa è stata vissuta con una devozione autentica, anche se spogliata dall’aspetto popolare che può essere la salita, il tradizionale “cuncursu”, l’entrata festosa in piazza, le serate in piazza offerte dalle maestranze, è emersa lo stesso la vera devozione della gente. In questo periodo storico così particolare, qualcosa sta cambiando nella riscoperta della fede. Il virus ci sta dicendo in questo momento la verità, ci sta invogliando ad apprezzare le cose importanti della vita. La pandemia come un setaccio sta un po’ scuotendo le nostre coscienze e quindi farà emergere delle persone nuove. Papa Francesco dice che una crisi presuppone una evoluzione in meglio o in peggio e chi crede avrà un salto di qualità di una fede più matura, autentica, più marcata. Con l’augurio che questa fede che si riscopre non sia non sia solo di culto, spaccata dal contesto in cui si vive, non resti rinchiusa nelle chiese, nelle sagrestie nei luoghi di devozione, ma incida fortemente nel tessuto politico sociale e storico del nostro paese».

Cettina Di Vita

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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