Vita Cristiana

Pubblicato il 14 Maggio 2021 | di Emanuele Occhipinti

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Nella gioia che illumina la vita l’essenza della fede e della santità

La Gaudete et Exsultate è una bella lettera sulla santità. Papa Francesco la indirizza a ciascuno, esortandoci a non dimenticare, tra le preoccupazioni o le distrazioni del quotidiano, la chiamata ad essere santi. E sottolinea, con un esplicito riferimento alle beatitudini, che Gesù invita coloro che per causa sua vengono perseguitati, umiliati, uccisi, a rallegrarsi ed esultare.

Quando noi ascoltiamo questa parola subito proviamo un brivido di timore che essere santi significhi essere martiri; ancora una volta il prezzo della santità sembra eccessivo. Francesco ci indica un ambito alla nostra portata quando afferma che ama la santità del popolo di Dio: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere.

Dell’Esortazione Apostolica affascina il capitolo delle Beatitudini (Alla luce del Maestro) e gli esempi che il Papa ci dispiega (Alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale), tra i quali la gioia. Proprio in questi tempi di tristezza fortemente motivata, l’esortazione alla gioia riassume l’essenza della fede cristiana: la gioia in qualunque situazione, anche nella tribolazione, per citare San Paolo che osa parlare di gioia dalla prigione e ad una popolazione, i Filippesi, che si trovano in una condizione di povertà estrema e in un contesto sociale loro ostile. Non è follia. San Paolo addita la gioia secondo il Vangelo. Ora ribadire che la chiamata alla santità è una chiamata che il Signore rivolge a ciascuno non è affermazione da ascoltare con indifferenza. O con obiezioni. O con distrazione. Gesù ha spiegato con molta semplicità che cos’è essere santi nel discorso della montagna. Nelle Beatitudini si delinea il suo volto che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita. Essere poveri nel cuore, questo è santità. Reagire con umile mitezza, questo è santità. Saper piangere con gli altri, questo è santità. Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità. Guardare e agire con misericordia, questo è santità. Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, questo è santità. Seminare pace intorno a noi, questo è santità. Accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità. Esistono, è vero, e la Chiesa madre e maestra da sempre ce li indica, vie di santificazione: la Parola, la carità, la preghiera, i sacramenti, le varie forme di devozione. Ed esistono, sottolinea con l’evidenziatore il Papa, alcune manifestazioni proprie del seguace di Gesù che sono segno del suo amore per Dio e per il prossimo. Il cristiano è l’uomo mite col cuore pacificato da Cristo. Il cristiano è l’uomo della comunione e della preghiera perché la santificazione è un cammino comunitario e la preghiera apertura abituale alla trascendenza. Il cristiano è l’uomo del discernimento, capace di intravedere il mistero del progetto di Dio e i suoi tempi. Ma soprattutto i cristiani sono le persone della gioia, intenti ad illuminare di spirito positivo e ricco di speranza le vicende della vita e le persone vicine. Ecco la caratteristica che più prende, in una personale gerarchia tra quelle indicate da Francesco. Ed ovviamente non mi riferisco alla gioia consumista e gaudente, così tanto attraente ieri come oggi. Mi riferisco alla gioia del Cristo risorto, da portare in ogni ambiente. Basta cristiani truci e tristi. La santità è in mezzo a noi; ci sono nel nostro tempo moltissimi santi e molti martiri: martiri della dignità della persona umana, martiri della carità, martiri della giustizia. Dalla santità delle persone deboli e fragili ma capaci di lasciarsi possedere da Gesù alla santità eroica di chi va incontro ad una morte violenta tenendo nel cuore la parola del bene e del perdono. Cito, per tutti i missionari, sacerdoti, religiosi e laici che hanno perso la vita, Nadia De Munari, la missionaria laica che il mese scorso è stata mortalmente aggredita in Perù. “I martiri di oggi sono più dei martiri dei primi secoli (…) sono le membra sanguinanti del corpo di Cristo che è la Chiesa” (Papa Francesco, udienza generale 29/04/2020). Ecco l’intenzione di Dio nella storia: essere santi, essere divini, cioè essere in Cristo che ci insegna a vivere, ad amare, a perdonare, a soffrire, a morire come Lui.


Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Ragusa, dove attualmente dirige il Mercato Imprese. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e vicepresidente Unitalsi Ragusa.



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