Società

Pubblicato il 16 Giugno 2021 | di Mario Cascone

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Ragusa, una bella Chiesa in fermento ma con qualche elemento di debolezza

Il prossimo 16 luglio il nostro nuovo vescovo, mons. Giuseppe La Placa, sarà ordinato nella cattedrale San Giovanni Battista di Ragusa e prenderà possesso della Diocesi. Inizierà così tra noi il suo ministero di successore degli apostoli, configurandosi come nostro Pastore e Maestro nella fede. Attraverso il servizio della successione apostolica, che si collega a Pietro e ai primi apostoli scelti da Gesù, il vescovo Giuseppe si farà garante della nostra fede cattolica.

Quale Chiesa incontrerà il nostro nuovo vescovo? Sicuramente una Chiesa in attesa, che da alcuni mesi aspetta il suo Pastore con l’ansia di chi vuole essere guidato, sostenuto, corretto, amato. Una Chiesa, quella ragusana, ancora giovane, dal momento che la Diocesi è stata istituita appena 71 anni fa. Giovane però non vuol dire inesperta, perché in essa sono presenti da secoli autentici tesori di santità e di fedeltà a Cristo, come testimoniano non solo la beata Maria Schininà e la beata Maria Candida dell’Eucaristia, ma anche numerosi sacerdoti e fedeli laici o religiosi che si sono distinti per la loro autentica testimonianza cristiana. Una Chiesa che ha sempre fatto dell’amore alla Santissima Eucaristia il suo pilastro fondamentale, come testimoniano le diverse realtà parrocchiali e cittadine in cui si sperimenta la pratica dell’adorazione eucaristica perpetua.

Il nuovo vescovo Giuseppe La Placa incontrerà una Chiesa in fermento, animata da parrocchie vivaci e da movimenti e associazioni, che da decenni le danno un impulso di grazia, soprattutto nel campo dell’evangelizzazione. Una Chiesa che, nonostante tutte le difficoltà incontrate nel discernimento delle vocazioni, può contare su un presbiterio abbastanza numeroso e motivato, oltre che su un Seminario che annovera diversi alunni. Una Chiesa “buona”, in cui spiccano la generosità, la laboriosità, la solidarietà di tantissimi fedeli, che non solo si riconoscono nella fede cattolica, ma sono anche profondamente legati alle realtà ecclesiali di cui fanno parte.

Certamente la Chiesa di Dio, che è in Ragusa, presenta anche alcuni aspetti di debolezza, che andranno amorevolmente curati e corretti. Penso anzitutto alla difficoltà di vivere in uno spirito di comunione, sia nei rapporti fra le diverse realtà ecclesiali (parrocchie, aggregazioni), sia nei rapporti interpersonali. Un certo individualismo serpeggia ancora tra di noi, impedendoci talvolta di conseguire risultati apostolici, che pure sarebbero alla nostra portata.

Ritengo poi che vada estirpato con forza un certo clericalismo, ancora imperante in tanti “vissuti” della nostra Chiesa locale. Alludo sia al clericalismo dei preti, che non dà adeguato spazio ai fedeli laici, sia al ben peggiore clericalismo dei laici, che non vivono la “secolarità” come essenza della loro vocazione, ma tendono a scimmiottare i chierici.

Infine penso che vada guardato con attenzione il rapporto fra la Tradizione (con la T maiuscola) e le tradizioni, che talora sfociano in tradizionalismi trionfalistici, legalistici e perfino folkloristici. Un contro è la Tradizione, intesa come trasmissione della vera fede, un altro conto sono i tradizionalismi, che possono condurre lontano dall’autentica vita cristiana e generare inaccettabili atteggiamenti di fanatismo e di integralismo.

È  chiaro che mons. La Placa avrà il suo bel da fare e dovrà mettersi subito all’opera, sia per conoscere la realtà ecclesiale che è stata affidata alle sue cure pastorali, sia per portarla con gradualità verso un miglioramento, che utilizzi al massimo grado le valide risorse che in essa sono presenti. Da parte di tutti noi, “Christifideles” di questa Diocesi, non mancherà di certo la fedele collaborazione col nuovo Pastore, che sicuramente porterà  i suoi frutti.

Vescovo e fedeli sono sullo stesso fronte per combattere la battaglia di una evangelizzazione che raggiunga il maggior numero possibile di persone e di una catechesi che le faccia maturare nella fede e nel servizio ecclesiale. Il Pastore senza il gregge rischierebbe di essere solo una voce che grida nel deserto, il gregge senza il Pastore sarebbe disorientato e potrebbe imboccare vie che allontanano dalla verità. È necessario perciò che si agisca in spirito di comunione, nel pieno rispetto dei ruoli ministeriali di ognuno e in uno stile di obbedienza al Vescovo, successore degli apostoli.

 

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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