Società

Pubblicato il 30 Luglio 2021 | di Saro Distefano

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Il desiderio di portare a termine l’affare non può giustificare il cattivo gusto

La foto a corredo di questo breve articolo è, a ben vedere, talmente significative da non necessitare alcun commento e/o descrizione.

Lo facciamo solo per il gusto del confronto, certi come siamo che i lettori del nostro mensile, al di là dell’essere una testata di preciso orientamento cattolico, sono perfettamente in grado di riflettere e trarre proprie conclusioni.

Le immagini provengono da una delle principali strade di Ibla. E mostrano quanto è chiarissimo. Il proprietario di questa casa intende venderla. Non gli mancheranno gli acquirenti.

Per farlo sapere ha attaccato alla ringhiera del balconcino del primo piano la classica locandina con la scritta “Vendesi”. Una seconda, identica, l’ha messa ancora più in bella mostra al piano terra della graziosa costruzione. E per essere ancora più visibile quella carta arancione l’ha attaccata al vetro di una bella fiureda, come si dice da queste parti a proposito delle figurelle, gli altari sacri che adornano case cittadine e rurali.

Quella fiureda, a ben guardare, è già stata sfigurata dai lavori di qualche compagnia elettrica e/o telefonica che ha pensato bene di far passare i cavi di rame davanti il simbolo della Cristianità (come se fosse stato impossibile farli passare più in alto, o anche semplicemente dietro la Croce che sormonta e chiude l’altarino sacro).

E per soprammercato adesso c’è la scritta “Vendesi” a coprire una immagine sacra, nello specifico una “Pietà”, che non regge il confronto artistico con l’altare nel quale è stata inserita.

Mi chiedo e chiedo: non si poteva sistemare altrove quella scritta? Era proprio indispensabile sistemarla davanti un’immagina sacra? Ci si rende conto che si tratta di un gesto altamente offensivo anche laddove chi ha messo la tabella arancione potrebbe non essere un credente? Si tratta, in fin dei conti, di solo e soltanto buon senso. Sano buon senso.

Speriamo l’affare immobiliare si concluda al più presto e speriamo anche che il nuovo proprietario della bella casa iblea abbia maggiori cure per quell’altare sacro che, come tantissimi altri in città e nelle contrade rurali, testimonia un’antica fede delle popolazioni iblee.

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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