Società

Pubblicato il 3 Agosto 2021 | di Emanuele Occhipinti

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La foto ingiallita della popolazione iblea. Pochi i bambini, sempre più gli anziani

La fotografia demografica della provincia di Ragusa restituisce un’immagine sociale ingiallita come, appunto, una foto datata. Per noi che sia o solo curiosi di conoscere ci serva solo sapere che l’analisi della struttura di una popolazione considera tre fasce di età: giovani 0-14 anni, adulti 15-64 anni e anziani 65 anni ed oltre. In base alle diverse proporzioni fra tali fasce di età, la struttura di una popolazione viene definita di tipo progressiva, stazionaria o regressiva a seconda che la popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di quella anziana. Orbene all’inizio del 2000 vi era una situazione stazionaria; si è andati progressivamente verso una situazione regressiva. Nel 2001, infatti, su 100  abitanti vi erano circa 17 giovani e 17 anziani, gli altri ovviamente erano nella fasce definita adulti; in 20 anni tale rapporto si è fortemente divaricato: oggi, ogni 100 residenti, abbiamo 20 anziani e 14 giovani. La tendenza purtroppo è stata progressiva in questi ultimi vent’anni tant’è vero che la cosiddetta età media è passata da 39,9 anni a 43,8. In termini di numeri assoluti ci troviamo nel 2021 con oltre 65 mila anziani e fronte di 43 mila giovani su una popolazione residente complessiva di circa 315 mila unità. I sociologi usano particolari indici per approfondire i dati. Tutti questi indici ovviamente restituiscono lo stesso concetto, come una foto allo stesso monumento scattata da angolature diverse. Si parla di indice di vecchiaia per misurare il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni; nel 2021 l’indice di vecchiaia per Ragusa dice che ci sono 149 anziani ogni 100 giovani. Di norma le fasce di giovani fino a 14 anni e gli ultrasessantacinquenni sono catalogati tra la popolazione non attiva; di converso quella attiva è la fascia adulti 15-64. Date le premesse ci aspettiamo che il carico sociale ed economico della popolazione non attiva su quella attiva sia peggiorato; e così è. Teoricamente in provincia nel 2021 ci sono 53,1 individui a carico, ogni 100 che lavorano. La popolazione in età lavorativa, tra l’altro, è molto anziana e sono molti di più coloro che stanno per andare in pensione (60-64 anni) rispetto a quelli che stanno per entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni). Se aggiungiamo, per concludere il quadro demografico, che l’indice di natalità è in progressiva contrazione (da 10,4 nati ogni 1000 abitanti nel 2002 a 8,3 nel 2019), ci viene facile dedurre che il movimento naturale della popolazione iblea corre verso l’invecchiamento. L’ultimo indice che vorrei presentarvi in questa breve ed limitata analisi è infatti quello che si chiama il saldo naturale, ossia il confronto tra il numero dei nati e dei decessi: orbene fino al 2011 in provincia erano di più i bimbi nati che le persone decedute. Da quella data la forbice si è rapidamente allargata verso un saldo fortemente negativo.

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Autore

Laureato in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lavora dal 1990 presso Banca Agricola Popolare di Sicilia, attualmente in staff alla Direzione Commerciale. E’ impegnato nell’associazionismo e nel volontariato nazionale ed internazionale, settori per i quali svolge anche il ruolo di formatore. Già presidente diocesano di Azione Cattolica, è, in atto, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Ragusa e membro del Consiglio Nazionale della FISC (Federazione Italiana Settimanali Diocesani).



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