Politica urne elezioni non voto

Pubblicato il 2 Novembre 2021 | di Vito Piruzza

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Il partito del non voto è maggioranza

Riguardo alle recenti elezioni amministrative (ma in Calabria si votava anche per scegliere il Presidente della Regione) il risultato più sorprendente è stato quello della bassa affluenza alle urne …

Per la verità il trend è in corso da diverso tempo quindi qualcuno si chiederà dov’è la sorpresa? In verità mai c’era stato uno scarto così repentino e soprattutto si votava proprio per le elezioni per definizione “più vicine ai cittadini”, quelle in cui si sceglie il sindaco e soprattutto in cui concorrono decine e decine (nei comuni più grandi centinaia) di candidati per un seggio in Consiglio Comunale e quindi in cui il coinvolgimento della base elettorale è massima!

Non solo, non si pensi che il fenomeno abbia delle motivazioni “localistiche”, il brusco decremento di partecipazione è stato assolutamente generalizzato. Perfino nella nostra Vittoria dopo un lunghissimo commissariamento durato oltre tre anni, con una campagna elettorale lunghissima, con una competitività molto accesa tra i vari candidati e con ben 13 liste di aspiranti consiglieri comunali, la percentuale dei votanti si è fermata al 54% quasi 11 punti percentuali meno delle precedenti elezioni amministrative!

Ovviamente i fattori che hanno originato questa situazione saranno diversi, ma sicuramente il più importante è la delusione dovuta all’istituzionalizzazione dei partiti che avevano raccolto il voto di protesta. Gli anni del “rigore” economico, resosi necessario per salvare il Paese dalla bancarotta sono stati vissuti, come è ovvio che sia, con grande disagio, ma soprattutto l’elemento che ha alimentato il risentimento nei confronti dei provvedimenti è stata la percezione (peraltro confermata da tutte le statistiche) dell’aumento delle differenze sociali: in momenti di crisi, la percezione che il peso sia distribuito in modo da gravare di più sui deboli e meno sui ricchi (in fondo l’aumento delle disparità questo significa) ovviamente alimenta sfiducia nella classe dirigente e rabbia nei confronti delle istituzioni.

Nel 2018 questo clima aveva premiato in modo clamoroso il M5S e la Lega cavalcando il voto di protesta, nel caso della Lega addirittura incrementando quel successo soffiando sul fuoco della xenofobia … L’esperienza di governo sia all’inizio della legislatura che attuale ha di gran lunga smorzato la capacità di catalizzare il voto di protesta di queste forze politiche alimentando il “non voto”.

Ed eccoci alle percentuali bassissime che nel turno di ballottaggio sono scese addirittura al 43,94% e, di fatto, i sindaci sono stati scelti da una minoranza dei cittadini.

La sfiducia nella classe dirigente si è trasformata in sfiducia nella politica tout court!

In una repubblica la sfiducia nella politica costituisce una grave forma di patologia democratica che potrebbe avere esiti molto gravi e di cui i partiti devono prendere atto a e a cui devono al più presto porre rimedio.

Contrariamente a ciò che oramai accade in tutte le competizioni elettorali in cui tutti si dichiarano in qualche modo vincitori … in questa tornata elettorale abbiamo perso tutti!

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