Pubblicato il 15 Novembre 2021 | di Redazione
0Don Salvatore Ledda: umile e sorridente coltivatore di anime
Un “coltivatore di anime”. Così don Salvatore Ledda, salesiano di don Bosco, morto l’8 novembre a 87 anni, aveva letto i suoi tanti anni di vita sacerdotale in occasione del 50esimo, celebrato lo scorso anno. Il ricordo, che aveva affidato a un video, è stato ascoltato in silenzio e con commozione dalle centinaia di persone che, pur nel rispetto del distanziamento previsto per il Covid, hanno partecipato al suo funerale, celebrato nella parrocchia Maria Ausiliatrice di Ragusa, dove era arrivato a metà degli anni ’90. Originario di Grammichele, a 21 anni, quando ancora lavorava nei campi con il padre, ricevette un “invito” dal suo confessore-parroco. Seguì fedelmente quell’impegno, con l’ingresso nella Famiglia religiosa salesiana e l’ordinazione sacerdotale. Prestò il suo servizio pastorale nelle Case salesiane di Alì Terme, Palermo, Alcamo. Poi, per oltre 25 anni, a Ragusa, come vice parroco. A presiedere la liturgia delle esequie è stato il vescovo, monsignor Giuseppe La Placa, insieme al vicario generale, don Roberto Asta, ai padri Salesiani e a diversi sacerdoti della diocesi. «Il vescovo – ha detto monsignor La Placa – è venuto a presiedere questa liturgia per onorare la vita e il sacerdozio di don Salvatore e per onorare la sua famiglia religiosa da sempre impegnata per l’educazione dei giovani e dei fanciulli. E don Salvatore il cuore di fanciullo lo ha mantenuto fino al momento in cui si è incontrato con il Signore per andare a celebrare in eterno la liturgia del cielo». Monsignor La Placa ha poi riportato alcune riflessioni dei confratelli di don Salvatore, il cui ricordo ha inondato, con attestazioni di affetto, anche i social. «Semplicità, umiltà e discrezione… la piccolezza, più che la mania di grandezza, il nascondimento più l’ostentazione, l’essenziale e il sostanziale, più che la parvenza e l’apparenza… Don Ledda era proprio questo». E ancora: «Uomo semplice, sorridente, pacifico, sempre disponibile, umile dovunque è stato… egli era contento della vocazione cristiana, salesiana e presbiterale. Diceva di non essersi mai pentito di aver risposto di sì alla vocazione del Signore. La Chiesa e la Congregazione salesiana sono debitrici di fratelli e confratelli così: poco appariscenti, ma che pregano, soffrono, s’offrono in silenzio non lasciando nulla per sé e donando tutto quello che hanno, senza trattenere nulla, secondo l’adagio di Don Bosco: Da mihi animas coetera tolle».
Un tratto particolare di Don Salvatore Ledda era il senso dell’umorismo: tutti lo ricordano sempre attaccato alla stufa, col suo sciarpone e la coperta sulla gambe, come ha anche sottolineato in una lettera l’Ispettore dei Salesiani di Sicilia, don Giovanni D’Andrea. «Don Ledda – ha concluso il vescovo – era una presenza bella in comunità e rasserenante per tutta l’opera salesiana. Un uomo dal cuore generoso e gentile, dalla sapienza linda, schietta e popolare nel senso più nobile del termine, un prete semplice, chiara immagine del Pastore che attrae con la sua bellezza e la sua bontà».
Davide Bocchieri