Pubblicato il 19 Novembre 2021 | di Alessandro Bongiorno
0«Aiutateci a ridare una speranza a chi l’ha già sotterrata»
Per una volta non i volti di migranti scavati dal sole e dalla fatica o di operatori alla ricerca di soluzioni a problemi spesso troppo grandi. A Marina di Acate, nei locali adibiti alle attività del Progetto Presidio, ci sono stavolta autorità, sindaci, rappresentanti delle istituzioni, delle organizzazioni di categoria, dei sindacati.
A loro il vescovo, monsignor Giuseppe La Placa, ha rivolto l’invito a essere presenti alla conclusione del progetto “Hold”, promosso dalle Caritas di Agrigento e Ragusa, ma ancor più a «prendere coscienza di una realtà che forse conosciamo ma nella quale non riusciamo a entrare sino in fondo». E così, anche se per qualche ora, Marina di Abate non è stata la periferia dell’attenzione delle istituzioni ma un punto preciso da cui ripartire. Perché la Costituzione non può essere sospesa, perché nessuna persona non merita di essere relegata al rango di “invisibile”. L’appello di monsignor La Placa è stato perentorio: «Non basta una Chiesa “in uscita”, servono anche istituzioni “in uscita”. Dateci una mano e metteremo tutto noi stessi per riportare speranza in chi l’ha già sotterrata». E speranza è stata una delle parole che più spesso si sono rincorse. Insieme con sogno, futuro, integrazione. Perché il progetto “Hold”, andando oltre l’accoglienza, mira proprio a integrare nel miglior modo possibile chi ha scelto di vivere in Sicilia.
E un primo risultato è stato raggiunto. Il prefetto Giuseppe Ranieri ha annunciato la convocazione al più presto di una conferenza permanente sull’immigrazione nella quale si possano affrontare «non con gli strumenti della repressione, ma proponendo un’economia premiale che spezzi le catene dell’economia illegale» i temi dell’integrazione che le Caritas di Ragusa e Agrigento hanno voluto porre all’attenzione dell’intero territorio.
Compiere un passo avanti, imparando a coniugare accanto al verbo accogliere anche il verbo integrare, è il percorso che è stato tracciato. Citando don Tonino Bello, era stato il direttore della Caritas di Ragusa, Domenico Leggio, a parlare di una «Chiesa che organizza la speranza di un territorio». E a questo compito non vuole sottrarsi la Chiesa di Ragusa.
Il video, prodotto da Be Studio con la regia di Antonio Riva e Giorgio Bracchitta, racconta storie di integrazione resa possibile anche grazie al progetto “Hold” e ai suoi operatori. Storie di speranza di chi, giunto in Sicilia, ha scelto di vivere da cittadino in questa terra. Il video, senza cadere in stucchevoli stereotipi e senza indulgere a facili semplificazioni, racconta i sogni, le speranze, le difficoltà di giovani, studenti, lavoratori che hanno trovato nelle Caritas di Ragusa e Agrigento quelle risposte che altri non sono stati in grado di offrire. Alla fine, le parole di una ragazza tunisina, Amel («Non lasciate mai il vostro sogno») hanno riassunto bene lo spirito dell’iniziativa e hanno fatto sgorgare un genuino applauso ai presenti.
Forse solo una scintilla ma comunque una luce in grado di dare senso e dignità ad esistenze provate dalle diseguaglianze e dalle iniquità del mondo. Nessuno si illude che sia un percorso facile. In Sicilia la disoccupazione è il problema che più angustia le famiglie e mancano pure gli strumenti della formazione professionale. È stato però bello sapere di corsi che hanno visto la presenza di giovani di 11-12 nazioni diverse, tra i quali anche italiani, che si sono conclusi con un tirocinio finalizzato al lavoro.
A porgere il benvenuto erano stati i direttori delle Caritas di Ragusa e Agrigento, Domenico Leggio e Valerio Landri, e il vescovo di Ragusa monsignor Giuseppe La Placa. «È un incontro del cuore, siamo qui – ha detto il vescovo – perché Chiesa e istituzioni non possiamo accettare le condizioni di vita di tanti invisibili». Il direttore della Caritas di Agrigento, Valerio Landri, è entrato invece nei dettagli del progetto “Hold” (un verbo inglese richiama il concetto di custodire, incubare, accompagnare) illustrando le aree di intervento che hanno riguardato l’emergenza abitativa, il sostegno allo studio (anche per percorsi di livello superiore e universitario) e al lavoro (anche con l’attivazione di tirocini formativi e corsi professionalizzanti) e la tutela della salute. «Custodire il sogno dei migranti a vivere nel nostro territorio, vuol dire – ha sintetizzato – aiutare loro a mettere radici. L’integrazione è un passo oltre l’accoglienza».
Sono intervenuti, oltre al prefetto Giuseppe Ranieri, i sindaci di Acate, Giovanni Di Natale, e di Vittoria, Francesco Aiello, il rappresentante della Uil, Giovanni Cassibba, il parroco di Acate, don Mario Cascone. A fare da cornice gli operatori e i volontari che prestano servizio nei progetti attivi a Marina di Acate.