Pubblicato il 22 Novembre 2021 | di Vincenzo La Monica
0Ricordo di Totò Migliore, il medico degli ultimi
«Non sono un eroe, cerco solo di rendermi utile in mezzo a mille difficoltà».
In questa frase c’era tutto il nostro amico Totò Migliore che ci ha lasciato il 10 novembre 2021 per tornare alla casa del padre. Medico volontario al Presidio di Marina di Acate, arrivava puntualmente con l’aria sorniona e Repubblica sotto al braccio. E cominciava a visitare donne, uomini, bambini, fino a quando la fila davanti alla sua porta non si esauriva. Alcune volte in un pomeriggio arrivava a ricevere anche 25 persone.
Totò veniva da 40 anni di carriera medica in cui aveva rivestito anche la carica di primario del pronto soccorso di Vittoria. Al momento della pensione si è dedicato anima e corpo agli ultimi fin quando la salute glielo ha concesso. Nei suoi anni di servizio al Presidio, dal 2015 al 2020, Totò ha effettuato 2.403 visite mediche. Non stupisca il dettaglio preciso fino all’unità. Per lui non si trattava di numeri, ma di persone e a ciascuno dedicava la sua attenzione e i suoi modi signorili, con una ruvidezza autoironica che nascondeva la consapevolezza di chi sta solo compiendo il suo dovere. Ma non era del tutto vero. Totò Migliore stava facendo qualcosa di più: per molti anni ha rappresentato un punto di riferimento in grado di garantire il diritto all’assistenza sanitaria per migliaia di migranti invisibili che vivono nella zona della fascia trasformata.
In occasione della recente visita del nostro vescovo Giuseppe al Presidio avevamo telefonato a Totò che si trovava in ospedale, per renderlo partecipe dell’incontro, auspicando un’occasione per conoscersi di persona. Anche lui è rientrato nel pensiero di gratitudine che monsignor La Placa ha rivolto a tutti i volontari che operano a Marina di Acate in difesa dei diritti negati.
Tra tutti i martedì che abbiamo condiviso ricorderemo con una tenerezza speciale quello in cui giunse al Presidio con un sorrisetto più compiaciuto (o forse imbarazzato) del solito. Il quotidiano Repubblica, quello che leggeva ogni giorno, lo aveva intervistato dedicandogli un’intera pagina e definendolo “l’angelo degli immigrati”. Oggi sentiamo che è diventato un angelo anche per tutti noi della Caritas che con lui abbiamo diviso fatiche e cure verso gli ultimi.