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Pubblicato il 26 Novembre 2021 | di Saro Distefano

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Un gesto d’affetto per Gino, e non solo

La tomba di Gino Giampiccolo è tra le più note del cimitero di Ragusa superiore. Accoglie il sonno eterno di un bambino ragusano. Gino era nato il 19 gennaio 1930, morì nel giugno del 1936. Poco più di sei anni.

Quella tomba è a pochi metri dall’ingresso principale. Non si può non vedere. E migliaia di bambini ragusani l’hanno osservata, con chissà quale sentimento, tutte le volte che i loro nonni e i loro genitori li hanno portati davanti quel sacello.

La statua di calcare rappresenta il piccolo Gino nel giorno della sua Prima Comunione e della Cresima (fino a non molti anni fa le due importanti celebrazioni cristiane si facevano coincidere nella stessa giornata). Un volto dolcissimo quello rappresentato dallo scultore. Una statua che certamente ha “educato” generazioni di bambini ragusani, i quali hanno compreso come la morte non è il chiudere gli occhi di vecchi nonni e zii canuti. Ma purtroppo (un tempo molto più di frequente) anche di bambini di sei anni.

Visito quella tomba tutte le volte che vado al cimitero. E durante la mia ultima recente visita ho notato una novità. Alla base della colonna bianca che regge la statua di Gino Giampiccolo è stato posto un giocattolo. Di plastica, usato, non certo nuovissimo. Una motocicletta con pilota incassato nella carenatura di una moto da corsa, coloratissima.

Non so chi abbia sistemato quel giocattolo ai piedi di Gino. Non mi interessa saperlo. Ritengo sia stato fatto tra ottobre e i primi di novembre. Suppongo, spero, sia stato un bambino come Gino a voler omaggiare il piccolo che da ottantacinque anni vive il sonno senza sogni. Di due cose però siamo certi. La prima: Gino apprezzerà moltissimo il dono. Con quel giocattolo si divertirà, anche perché quando chiuse gli occhi le motociclette erano considerate cavalli meccanici per spericolati piloti che si insozzavano su strade raramente bitumate.

La seconda: quella motocicletta di plastica sbiadita dal sole sarà utile a Gino Giampiccolo, ma molto, molto di più a chi l’ha regalata a Gino. Quel ragazzino, come ci piace immaginare, che ha deposto (come fanno i corazzieri sulla tomba del Milite Ignoto) il giocattolo sul freddo marmo della lapide da ottantacinque anni posata sulla bara di Gino. Quel ragazzino che regalando un giocattolo a Gino l’ha regalato a se stesso, al se stesso da adulto, tra anni, quando ricorderà la visita al cimitero e, conoscendo la morte, avrà apprezzato la vita. Quel ragazzino avrà una vita migliore.

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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