Pubblicato il 29 Dicembre 2021 | di Redazione
0Abbracci, gesti, brividi in un incanto di luci
Alta e improvvisa la chiesa svettava sulle colline, sulla campagna brulla, sulla strada bassa che noi percorravamo. Ritagliata nella pietra in morbidi riccioli, in leggere volute, elegantissima nei suoi merletti delicati, si erge sola e immensa nel cielo piatto e trasparente, di vetro fuso. Poi scostiamo il pesante tendone di cuoio consunto che scherma il largo portone e ci troviamo improvvisamente in mezzo ai tanti corpi caldi e addossati: tocchiamo le lane soffici, i peli setoli delle pellicce di un tempo e ci infiliamo fra essi alla ricerca di un comodo posto. La funzione è barocca: chierici in vesti scarlatte, in bianchi pizzi, si muovono fra gli altari in passi cadenzati e irreali; preti in damascati verdi e dorati, musiche natalizie, canti che si elevano fra le volte troppo riccamente decorate, incenso che pizzica il naso e si alza in nuvole dense. C’è aria fumosa e calda, gli aliti sono pesanti, gli sguardi assorti. L’altare è stupendo: un presepe gigante che brilla, un Bimbo Gesù di cera rosata adagiato in paglie scintillanti, una cometa lunga sovrasta, cosparsa di mille bagliori, un cielo di notte che cala dolcemente. È un incanto di luci che la nebbia dell’incenso scherma, ogni tanto, e lo sfuma in un profilo irreale.
Si posa un bacio d’augurio sul mio capo, una mano calda sfiora la mia aggrappata a quella di mia madre, socchiudo gli occhi sugli altri che girano intorno, si abbracciano e ridono e parlano con larghi gesti.
Un brivido passa dai piedi alla testa – una corrente veloce.
Letizia Dimartino