Vita Cristiana

Pubblicato il 7 Febbraio 2022 | di Mario Cascone

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In fraterna comunione d’amore

La Chiesa è la comunità dei figli di Dio, rinati col battesimo e chiamati a vivere fra di loro in fraterna comunione di amore.

Radice e modello della comunione ecclesiale è la Santissima Trinità, ossia il Dio in cui crediamo, che è uno solo, ma non è solitudine, in quanto è relazione tra l’eterno Amante (il Padre) e l’eterno Amato (il Figlio), uniti nell’eterno Amore (lo Spirito Santo). Come Dio è in se stesso comunione profonda d’amore fra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, così i battezzati costituiscono nella Chiesa un’intima unità di amore fra di loro e con Dio.

Questa Chiesa-comunione è chiamata a promuovere l’unità di tutto il genere umano, che trova in Cristo il modello dell’uomo nuovo, eternamente generato dal Padre nell’Amore delllo Spirito Santo. Non solo la Chiesa, allora, è comunione, ma l’umanità tutta è chiamata a vivere in unità, poiché essa è creata ad immagine e somiglianza di quel Dio, che in se stesso è comunione d’amore.

La “Lumen gentium” afferma che solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova piena luce il mistero dell’uomo, il quale si auto-comprende come figlio amato da Dio e dotato di una dignità insopprimibile. Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo e, di conseguenza, fa di tutti gli uomini un’unica famiglia: la famiglia dei figli di Dio.

Naturalmente un conto è affermare che noi siamo comunione d’amore, un altro conto è pensare che sempre siamo capaci di vivere secondo questa identità. La comunione perfetta è un bene escatologico: si avrà soltanto nel Regno di Dio. Per ora siamo in cammino e viviamo nella faticosa ricerca di una comunione, che deve fare i conti con il nostro peccato e, soprattutto, con il nostro innato egoismo. Finchè viviamo in questa terra possiamo mettere in atto solo sforzi di comunione, che talora producono già realtà capaci di prefigurare il Regno di Dio, tal’altra invece mettono in evidenza le divisioni tipiche di un’umanità ferita dal peccato e bisognosa di purificazione.

La comunione che siamo chiamati a costruire giorno dopo giorno non è appiattimento, uniformità, intruppamento che obbliga tutti a vivere secondo modelli conformistici. È invece esaltazione delle diversità, le quali, lungi dall’essere un problema, sono una grande ricchezza. Siamo tutti uguali nella dignità, ma tutti diversi nelle caratteristiche che qualificano le nostre persone. Mettere insieme le diverse qualità di ognuno significa sperimentare la variopinta ricchezza dello Spirito Santo, il quale non annulla le differenze, ma le valorizza, convogliandole verso l’unità. Il miracolo della Pentecoste, infatti, non è che tutti parlano la stessa lingua, ma che ognuno, continuando a parlare la propria lingua, capisce quella degli altri. Questa lingua universale, che tutti sono in grado di capire, è l’amore.

Ricchi perché tutti diversi gli uni dagli altri, possiamo e dobbiamo essere artefici di comunione, sostenuti in questo sforzo dalla grazia dello Spirito, che ci aiuta a vincere il nostro peccato e la nostra tendenza all’individualismo, mettendoci nella condizione di camminare insieme per costruire il mondo nuovo: quello in cui trionfa l’amore!

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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