Vita Cristiana messaggio di Quaresima vescovo Giuseppe La Placa

Pubblicato il 26 Marzo 2022 | di Redazione

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Quaresima percorso verso la felicità

Un tempo di conversione del cuore per generare felicità: capovolti tutti gli stereotipi ne “La grande occasione”, il messaggio di Quaresima che per la prima volta il vescovo monsignor Giuseppe La Placa rivolge alla sua Chiesa di Ragusa.

Riconvertire il limite della nostra umanità, riconquistando la coscienza della nostra finitudine di creature, accettando la precarietà della nostra condizione come dinamismo di tensione continua verso Dio, liberati dalla frustrazione del delirio di onnipotenza inevitabilmente fallimentare per riscoprirsi immagine di Dio, destinati all’immortalità: è un orizzonte luminoso che si apre nel nostro cuore, progressivamente, inoltrandosi nel testo del messaggio e ritrovandosi compagni di viaggio di Cristo nel suo condividere la nostra fragilità che stravolge tutte le gerarchie umane di status e di potere.

Si contrasta così la tentazione insidiosa di “colui che disgrega, divide e divora il nostro cuore e la nostra vita”, come è descritto nella sua nudità distruttiva il demonio, “radice profonda di tanti mali, di tanta solitudine e infelicità, di tanta insoddisfazione, di tanti inganni che inquinano spesso la nostra vita e le nostre relazioni”.

Il conflitto fondamentale che siamo chiamati a sostenere è ricondotto così alla dimensione impegnativa della nostra quotidianità, diventa inevitabile quindi affrontarlo con il coraggio di chi difende la propria vita, senza rifugiarci nell’alibi della nostra debolezza, ma condividendola con Cristo come garanzia della forza spirituale impareggiabile che accompagna la coscienza della nostra fraternità con Lui e quindi con i fratelli delle comunità in cui viviamo.

Il tempo, il limite della vita che abbiamo in dono, diventa il ritmo di questa conquista progressiva di responsabilità liberante, di purificazione del cuore, per “ristabilire la giusta relazione tra noi creature e il Creatore” e la Quaresima diventa l’archetipo di questo tempo complesso di costruzione della speranza che non possiamo sprecare, anche dopo la Pasqua.

La conversione è vissuta come consegna quotidiana della nostra esistenza al “Vangelo vivente e personale che è Cristo Gesù”, “conformandoci a Lui con entusiasmo e nella logica dell’amore” e trasformandoci quindi profondamente, a partire dalle nostre relazioni con gli altri, liberandoci da pregiudizi egoistici, posizionamenti di ruolo, con la “gioia del perdono” anche verso noi stessi e le nostre inadeguatezze, i nostri fallimenti, e verso i fratelli e le sorelle, vicini e lontani, riconoscendo la famiglia umana come luogo accogliente e complesso da abitare e in cui condividere la pace, tutti i giorni.

Il perdono, la misericordia, attività prediletta da Dio, se vissuti da noi in prima persona, senza misura e senza attesa di reciprocità, facendo sempre il primo passo, senza calcolo dei risultati, possono innescare un circuito positivo irrefrenabile, che progressivamente può fare saltare tutti quei piccoli nodi conflittuali che avvelenano la nostra vita e inquinano il cuore.

La conclusione del messaggio del Vescovo Giuseppe in questa direzione traccia un percorso semplice, luminoso e sconvolgente: “Vivere la profezia del perdono verso chi ci ha fatto del male: sia esso un familiare, un parente, un amico o un vicino di casa. Perdonare è come risuscitare un morto, perché ridà la vita a chi è sepolto nella “tomba” del nostro cuore.”

 

Quanti sono questi cimiteri nei nostri cuori in cui non viviamo più l’energia positiva dell’amicizia, della solidarietà, della condivisione, della gratuità? Sono i cimiteri di guerra delle nostre esistenze ferite a morte, quando ci rinchiudiamo nella trincea dell’individualismo, scambiato per rispetto di se stessi ma in realtà strumento diabolico che ci inchioda all’ergastolo della solitudine rancorosa, frustrante, sterile.

Il digiuno, la carità, la pratica del perdono nei nostri microcosmi quotidiani diventano i passi di una preghiera esistenziale autentica, che dalla Quaresima comincia a respirare con la nostra vita, restituisce un senso spirituale profondo alle devozioni che in questo tempo di Pasqua ritorneranno, ma rischiano di impoverirsi come fini a se stesse se non fanno parte integrante di questo nuovo vissuto di conversione, “strada stretta e faticosa” come la definisce il messaggio.

 

Conclude il Vescovo Giuseppe: “Se riusciremo anche a ricostruire un rapporto interrotto, un’amicizia infranta, una relazione andata in frantumi e operare il miracolo del perdono che vince il rancore, l’odio e la vendetta, a Pasqua sarà gioia vera, sarà gioia pura, sarà gioia piena”.

 

La Quaresima “grande occasione per la nostra felicità” ci libera dalla retorica penitenziale del Fariseo della parabola evangelica, devoto esibizionista della propria osservanza ai precetti, e si può dispiegare come un tempo appassionante in cui metterci in gioco autenticamente, correndo il rischio della conversione rispetto ai nostri equilibri consolidati. Un tempo che ci accompagna oltre la facile ritualizzazione, che alla fine della festa rifluisce senza averci cambiati dentro, chiamandoci ad essere invece segno, visibile, credibile, coerente del nostro essere cristiani, mai da soli ma sempre cromosomi di bellezza delle nostre comunità.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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