Attualità Ucraina guerra Putin

Pubblicato il 28 Marzo 2022 | di Angelo Schembari

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Putin e la guerra “metafisica”

La follia dell’invasione dell’Ucraina scatenata da Putin ha portato la guerra nel cuore dell’Europa cambiandone di colpo l’assetto geopolitico. Ma questo conflitto ha delle peculiarità di cui si deve tenere conto, intanto a partire dalle parole che lo denotano. Putin, la notte dell’ingresso delle truppe russe in Ucraina, ha parlato di “operazione militare speciale”, un eufemismo con una matrice di manomissione semantica.

La narrazione di Putin è stata confermata da Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, in pratica il capo della Chiesa Ortodossa, che nel sermone della Domenica del perdono, che in Russia apre la Quaresima, non ha mai pronunciato la parola guerra. Ma ha affermato che lo “scoppio delle ostilità” è arrivato dopo che «per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass, dove c’è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale». Il riferimento del Patriarca è alle manifestazioni gay e Lgbt “progettate”,  ha detto, «per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano. Ecco perché per entrare nel club di quei Paesi è necessario organizzare una parata del Gay Pride». Secondo Kirill, «ciò che sta accadendo oggi nell’ambito delle relazioni internazionali, quindi, non ha solo un significato politico» ma «si tratta della salvezza umana, di dove andrà a finire l’umanità. Tutto ciò che dico non ha solo un significato teorico e non solo un significato spirituale.  Siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico». In questa convergenza e saldatura tra guerra fisica e valenze metafisiche sta il vero pericolo di questa aggressione.

Non si tratta solo di una guerra alla Nato, all’Unione Europea o ai loro confini, ma di qualcosa di più profondo, che va oltre, di metafisico appunto. È un attacco alla Libertà, ai valori che l’Occidente democratico incarna. È l’affermarsi di questi valori nelle ex repubbliche sovietiche, il loro contagioso diffondersi, che teme Putin, un autocrate che ha come modello Pietro il Grande. Il nuovo “impero del male” è la democrazia e la missione, della quale il nuovo zar si è auto-investito, è la “salvezza umana” dal rischio della libertà. “Dio lo vuole” si diceva ai tempi delle antiche crociate. Così come in nome della nuova crociata si invade una nazione, si trasformano le città in cimiteri, si fanno scorrere fiumi di sangue, si avvelenano gli oppositori, rischiando di trascinare il mondo intero in un conflitto apocalittico.

Nel momento in cui scriviamo, la guerra è in pieno svolgimento, così come le difficoltose  trattative, abbiamo tante paure ma anche qualche certezza e cioè che anche se Putin dovesse vincere la guerra, nel medio e lungo termine sarà perdente così come la sua ideologia autocratica basata su missili e censura che non può trovare cittadinanza nel consesso civile. Troppo forte è la voglia di libertà degli Ucraini ed anche dei Russi, e radicate le conquiste democratiche dell’Europa e dell’Occidente.

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Autore

Nato a Ragusa nel 1972. Laurea in Lettere Classiche, Docente di Lettere, collaboratore di insieme dal 1989. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive. Studioso di Storia locale.



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