Pubblicato il 31 Marzo 2022 | di Alessandro Bongiorno
0Eppur qualcosa si muove…
Nell’ultimo anno e mezzo si è probabilmente fatto più di quanto realizzato negli ultimi 20 lunghi, logoranti anni. Ma ancora, sul raddoppio della Ragusa-Catania, non si è piantato un solo chiodo. La notizia dell’approvazione del progetto esecutivo è sicuramente da accogliere con soddisfazione, ma moderata. Ogni giorno che il Presidente della Regione, commissario straordinario per l’attuazione dell’opera, farà trascorrere prima di indire la gara d’appalto, ogni giorno che le imprese tarderanno nella consegna dei lavori sarà un giorno sottratto al diritto alla mobilità di questa terra. Che è una terra che ha tanti difetti ma ha dimostrato di saper essere tenace e di tenere duro continuando a far viaggiare persone e merci su una rete assolutamente inadeguata.
La pazienza non ci manca. Sappiamo che dal giorno dell’apertura del cantiere dovranno trascorrere altri 42 mesi (ma abbiamo messo in conto intoppi, ritardi, aggiornamenti di progetti e di prezzi, cavilli, nastri e champagne per ogni minimo step che i nostri politici possano inaugurare) prima di dire che il raddoppio dei 68 chilometri del tratto di strada che collega Ragusa a Lentini sia realtà.
I primi atti risalgono probabilmente al 1998. Una cantonata iniziale frutto di logiche liberiste esasperate (pensare che i privati potessero sostituirsi allo Stato e fare business con i diritti dei cittadini), l’inerzia di quelle imprese che si erano assunte l’onere di progettare, realizzare, completare e gestire l’opera ci hanno accompagnato sino ai nostri giorni. Il funerale del project-financing e alle sue logiche perverse e il ritorno dello Stato al suo insostituibile ruolo ha rappresentato (forse) la svolta. Siamo comunque arrivati al 2022 ed è impietoso il raffronto con i nostri nonni che, a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, ci misero otto anni a realizzare i 761 chilometri dell’Autostrada del Sole che collega, ancora oggi, Milano con Napoli. Noi, uomo e donne del terzo millennio, in 24 anni abbiamo messo su carta un progetto esecutivo!
Sull’attuale tracciato della Ragusa-Catania si è consumata la tragedia di troppe famiglie, si è ampliato l’isolamento del territorio ed è cresciuta la forbice delle difficoltà cui vanno incontro le nostre aziende per far arrivare le materie prime ed esportare prodotti sempre apprezzati dai mercati. Sappiamo che una strada non risolverà i problemi (altre zone della Sicilia e del Sud sono servite da infrastrutture più moderne di quelle della nostra provincia continuando a scontare ritardi e spopolamento) ma almeno avremo un alibi in meno. A quel punto spetterà a noi, alle nostre imprese, ai politici che ci sceglieremo ricalibrare progetti di sviluppo sapendo di poter contare anche su un collegamento più affidabile con Catania. È molto? È poco? È sicuramente qualcosa che ci spetta, un risarcimento ancora forse parziale ma comunque dovuto.