Cultura Fortugno

Pubblicato il 3 Aprile 2022 | di Saro Distefano

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1862-2022: 160 anni di devozione nella chiesetta rurale di Fortugno

Non esiste ragusano sopra i trenta anni che non conosca Villa Fortugno.

Una villa rurale costruita a metà Ottocento da Paolo La Rocca Impellizzeri, barone di Sant’Ippolito. Molto grande, elegante, con annesso un parco e prospiciente un enorme baglio chiuso basolato, funzionale a quella che è stata Villa Fortugno per anni: una grande azienda agro-zootecnica condotta dal nobiluomo che fu anche sindaco dell’allora comune di Ragusa Inferiore, politico, dotto autore di molte pubblicazioni, sia di prosa che di poesia, oltre che di ampia saggistica.

Negli anni ’70 gli eredi di Paolo La Rocca Impellizzeri vendettero al commendator Vito Curiale, allora protagonista dell’imprenditoria ragusana, titolare dell’omonimo molino e pastificio, che voleva farne la residenza sua e dei suoi figli. Curiale la cedette quasi subito in gestione per farne un bellissimo ristorante e sala trattenimenti. A Villa Fortugno sono stati celebrati migliaia di matrimoni, cresime, eventi e conviviali, serate danzanti e feste di Ferragosto e Capodanno. Ma questa è un’altra storia, meritevole di un racconto a parte.

Tornando al La Rocca. La Villa è uno splendido esempio di architettura semplice e funzionale. E nelle varie funzioni di una vera villa non poteva mancare, almeno allora, la presenza della cappella. Non esisteva casa rurale ove non fosse presente l’altare per le celebrazioni liturgiche, a volte anche solo il cosiddetto altare a muro, chiuso dietro due ante che aprendosi lasciavo al celebrante lo spazio, minimo, per poggiare calice e ostensorio. Serviva, soprattutto d’estate, quando la famiglia villeggiava anche a molti chilometri dalla città, e i trasporti non erano agevoli.

FortugnoNelle case più ricche, la cappella diventava una stanza, più o meno grande, più o meno prossima alla casa. A Fortugno, il cattolicissimo Paolo La Rocca (era nato a Ragusa il 23 dicembre del 1838 e vi morirà a 67 anni il 17 dicembre del 1906) decise di costruire una cappella abbastanza grande, per le funzioni destinate ad una famiglia molto numerosa: lui, la moglie Emanuela La Rocca, i sei figli e, perché no, anche i suoi quattro fratelli e sorelle. Vicina alla casa, raggiungibile dal grande scalone che ancora oggi introduce al primo piano, quello nobile, della villa diventata ristorante e sala trattenimenti. Guardando il prospetto sobrio della chiesetta, spicca l’asse verticale che parte dal portone d’ingresso, sormontato da un grande finestrone, a sua volta sormontato da una piccola finestrella che parrebbe essere stata aggiunta all’originario prospetto, poi la piccola ma slanciata torre campanaria per finire nella croce lapidea, simbolo della nostra religione.

Il portone d’ingresso, in conci di calcare locale, ha quale chiave di volta un trapezoide con inciso, dall’alto in basso: “Maggio1862” e poi tre lettere “I H I” con la H sormontata da una croce.

Quindi sono adesso centosessanta anni dalla costruzione del tempietto rurale. Certamente interessante le lettere e la croce. Infatti, ci si aspetterebbe di trovare IHS, con o senza croce. Ma IHI non si comprende. Almeno io non comprendo. Epperò azzardo una ipotesi, pronto ad essere smentito da storici e storici dell’arte (però quelli titolati, non quelli di Facebook).

Poiché lo stemma araldico della famiglia La Rocca-Impellizzeri è una croce dorata che sormonta un aspro colle dello stesso colore, il tutto su fondo rosso, ritengo che possa essere – quello riportato sulla chiave di volta del portone della chiesetta di Fortugno – molto semplicemente una sorta di “compromesso” araldico-iconografico: la piccola modifica da IHS a IHI, laddove la I è l’iniziale del cognome della casata, con la Croce che illustra lo stemma araldico e la sacralità della costruzione.

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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