Vita Cristiana livatino reliquia

Pubblicato il 2 Giugno 2022 | di Redazione

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L’importanza di essere credibili

«Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili»: è ciò che il beato Rosario Livatino, magistrato e martire della giustizia, ucciso in odium fidei. ha scritto e ha incarnato nella sua breve vita. Giovane giudice ucciso nel 1990, a soli 38 anni, fece tremare la mafia e i criminali con numerose inchieste. Schivo, modesto, molto religioso non amava apparire, ma lavorare per il cambiamento. Il suo esempio, in virtù della sua fede e del suo senso di giustizia è un grande modello di vita.

Dal 27 al 30 aprile 2022 presso la comunità parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù di Ragusa, abbiamo avuto la grazia di ospitare il reliquario contenente la camicia insanguinata e forata dai colpi dei proiettili che il beato indossava quando fu ucciso. Sono stati giorni intensi e ricchi di riflessioni durante i quali l’intera comunità ha avuto l’occasione di vivere un’esperienza particolare e privilegiata. La figura di Rosario Livatino ha coinvolto e affascinato!

Il reliquario non è rimasto solo in chiesa ma è stato portato anche nelle tre scuole del quartiere: il circolo didattico Palazzello, l’istituto comprensivo Vann’Anto e l’istituto Vico-Umberto I-Gagliardi.

Il direttore del Centro per l’Evangelizzazione, don Gero Manganello, custode della reliquia, presentando la figura del giudice, ha incantato, stimolato a riflettere e a fare domande gli alunni dei vari istituti. I ragazzi sono stati colpiti dalla storia di un uomo “normale” che ha servito la giustizia anche attraverso la fede. Una “normalità” e quotidianità dell’esercizio del potere giudiziario dove però il beato Livatino è riuscito ad imporsi come testimone credibile di profezia evangelica. «È ora e aria di cambiamento», «È ora di dare un esempio» ripeteva spesso il giudice Livatino, perché credeva fermamente nel cambiamento. La Sicilia non era ancora pronta per il cambiamento, ma lui ne percepiva già l’odore e il bisogno. Sin da ragazzo, ha detto don Gero ai ragazzi, Livatino ha creduto nel potere dell’onestà e della giustizia. Il rispetto per l’altro era il suo motto di vita, infatti non è stato un uomo soltanto capace di condannare ma anche e soprattutto di capire. Lui, come tanti altri, ha lottato per non permettere che il male prevalesse sul bene.

Anche i giovani del centro giovanile “Carlo Acutis hanno avuto la possibilità di approfondire la figura del giudice. Grazie alle parole di don Gero, si sono trovati di fronte a un personaggio che ha dimostrato ai giovani di tutti i tempi quanto conti essere credibili nella vita. Durante i quattro giorni della “peregrinatio” abbiamo potuto constatare che, se si indica la direzione giusta sia agli adulti che ai giovani si possono fare grandi cose. In particolare, se noi adulti indichiamo ai giovani la strada della legalità, tramite testimoni credibili, essi si entusiasmano e la percorrono senza paura. Livatino non è morto davvero. Chi ha fatto fino in fondo il proprio dovere, ed è morto per questo, vive ancora.

È questa l’eredità che ci lascia un giovane magistrato serio, equilibrato e, soprattutto, responsabile.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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