Pubblicato il 8 Giugno 2022 | di Redazione
0Il bisogno di camminare insieme
Nella Chiesa che si è messa in ascolto molto apprezzata è stata anche la voce di quelle realtà che non sono organiche alle nostre comunità. Voci e storie che non ci dicono solo come siamo percepiti all’esterno ma che ci indicano un bisogno di camminare insieme che è poi proprio l’essenza del Sinodo. Numerosi gli incontri sinodali realizzati con il mondo del lavoro, della scuola, con le realtà culturali (università, gruppi teatrali), con le chiese cristiane sorelle e con i musulmani, con le istituzioni e la politica.
«Il Sinodo è un’occasione – commenta Francesca Cabibbo che ha coordinato con monsignor Roberto Asta il cammino nella nostra Diocesi – per farci prossimo di ognuno. C’è la voglia, anche da parte di chi non vive la realtà delle nostre comunità, di camminare insieme e interagire con la Chiesa. Un bisogno ed un segnale che dobbiamo saper cogliere».
C’è qualcosa che ti ha colpito?
«L’accoglienza nelle moschee da parte dei musulmani. Un imam ha detto che questo metodo del dialogo e dell’ascolto è anche nell’Islam: ci ha recitato una sura del Corano che da un’indicazione precisa: consultarsi con i fratelli prima di ogni decisione importante. Hanno apprezzato molto il percorso sinodale avviato da Papa Francesco. Nelle loro comunità sentono molto il bisogno di consultarsi e consigliarsi reciprocamente. Apprezzano molto l’impegno della Chiesa per la pace e il ruolo svolto dalla Comunità di Sant’Egidio».
Cosa ci chiedono?
«Hanno chiesto maggiore attenzione alle loro esigenze. Come noi suoniamo le campane prima di una celebrazione, anche loro vorrebbero poter diffondere il richiamo che precede la preghiera. Vorrebbero un maggior rapporto con la Chiesa cattolica e soprattutto con i sacerdoti perché il ruolo del ministro del culto per loro è centrale. Ci rimproverano un po’ il clamore e gli sprechi delle nostre feste religiose».
Cosa è emerso invece dagli incontri con gli amministratori e i consiglieri comunali?
«Sono stati momenti di dialogo molto importanti. È emersa la necessità di momenti di confronto per individuare insieme, pur nella diversità dei ruoli, le scelte che riguardano le nostre città. Questo credo che ci ponga la necessità di pensare a strutture pastorali collegate con il territorio e con la vita reale delle persone. In comune abbiamo sicuramente l’attenzione alla persona. Dobbiamo aprire nuovi canali di comunicazione con le comunità civili, culturali e politiche. I consigli pastorali, ma questa è una mia opinione, dovrebbero avere uno sguardo anche sulla città e non solo sulle processioni».
C’è un momento o qualcosa che ti ha colpito in maniera particolare?
«Non un momento del Sinodo, ma un frutto del Sinodo. I rapporti personali c’erano già, ma ora abbiamo potuto viverli anche come comunità ecclesiale. Mi hanno invitato in una moschea per la conclusione del Ramadan. Ci siamo ritrovati con i musulmani insieme alla sindaca di Comiso subito dopo aver partecipato alla processione del venerdì santo. Ognuno con la sua fede e con i suoi riti ma accomunati dal voler vivere insieme momenti di forte religiosità all’interno della stessa comunità cittadina».