Pubblicato il 1 Luglio 2022 | di Redazione
0L’arte di Bracchitta e Antoci esalta la chiesa della Nunziata a Ragusa
Ci sono chiese di recente costruzione che riescono a trasmettere, attraverso le forme e le espressioni dell’arte, un senso di religiosità e del bello che, a torto, attribuiamo solo a quanto realizzato nel passato. Un esempio è la chiesa della parrocchia Santissima Nunziata che dà il benvenuto a Ragusa a quanti provengono da Ovest. Linee sicuramente moderne che richiamano i simboli della fede di sempre. Il campanile ricorda forse una candela, la chiesa forse le lingue di fuoco. Il tutto con una pulizia, eleganza e semplicità nelle forme che non passa inosservata anche all’occhio più distratto. Anche all’interno, e ancor più da qualche settimana, gli spazi e gli arredi profumano di sacro e di bello. Grazie alle opere commissionate dalla parrocchia a due artisti ragusani la cui fama è ormai di livello internazionale: lo scultore Rosario Antoci e il pittore e incisore Sandro Bracchitta. Hanno realizzato i poli liturgici (l’altare, l’ambone e la sede sono opera di Antoci; il tabernacolo e il fonte battesimale sono di Bracchitta). Quest’ultimo è anche l’autore di “Eccomi”, la grande opera sul tema dell’Annunciazione che esalta una chiesa dedicata alla Nunziata.
«Eccomi». Bracchitta si ispira al Vangelo di Luca e agli apocrifi. La Vergine Maria viene raffigurata nell’atteggiamento di accettazione e remissione alla Volontà di Dio, visibile nel gesto di grazia delle sue mani, una sul ventre e l’altra al petto, e nel capo chinato. Lo sguardo umilmente abbassato, le mani levate verso il petto, Maria accoglie il Mistero che in lei si compie, ricolma di grazia, e tutta la sua persona, dice con forza il suo: «Eccomi». Un dito della mano sfiora il suo ventre, che da questo preciso momento accoglierà il Dio fatto uomo. Le mani dell’Arcangelo Gabriele (ispirate a un artista del 1300, Simone Martini) indicano una il cielo e l’altra Maria ed esprimono l’annuncio della volontà divina per il suo concepimento. Lo Spirito Santo è raffigurato come pioggia purificatrice scende dall’alto. Il giglio è simbolo della purezza, dell’innocenza e della verginità emblema di elezione.
Il tabernacolo. È situato nell’angolo sinistro della cappella feriale, in una posizione così visibile anche dall’aula principale della chiesa. La «dimora di Dio presso gli uomini» è rappresentata dalla dimora emblematica dell’uomo: la Casa. Una Casa dorata perché custodisce la cosa più preziosa e sacra: la presenza di Dio. Il prisma inferiore che la sostiene è decorato con il simbolo eucaristico delle spighe di grano che dalla terra si ergono verso il Pane del Cielo, contenuto nella Custodia. Il materiale usato è il corian in bianco assoluto, un materiale innovativo, perfettamente omogeneo e senza alcuna imperfezione.
Il fonte battesimale. È di forma cilindrica. La pianta circolare rimanda all’eternità di Dio e alla Salvezza eterna che è riservata ad ogni battezzato in Cristo. Sulla pura superficie cilindrica sono incisi e intarsiati a foglia oro segni e simboli raffigurati lo scorrere dell’acqua del fiume Giordano, lo spirito (12 raggi dorati) santo e una ciotola, che non è solo l’elemento con cui si versa l’acqua sul battezzando ma anche simbolo per l’artista del contenitore della vita nuova che si riceve con il battesimo. Una cupola in policarbonato specchiante copre il bacino e rispecchia la cupola della Chiesa. Essa e sormontata da una croce in acciaio cromato.
Per realizzare i poli liturgici (altare, ambone, sede) Rosario Antoci è partito dalla forma circolare della chiesa, cercando un dialogo simbolico e spirituale con lo spazio della chiesa stessa.
L’altare. I due blocchi che costituiscono l’altare si compenetrano incastrandosi, richiamando l’ara del sacrificio e la mensa del convito pasquale. Frontalmente i due blocchi non si toccano, il taglio orizzontale separa la parte bassa cubica, simbolicamente ciò che è propriamente umano, scabro e rozzo (la pietra bocciardata), dalla forma levigata del pezzo superiore che, calato dall’alto, si fa espressione del mistero di un Dio che sacrifica il figlio fattosi uomo per salvare l’umanità. La visione laterale dell’altare si fa apprezzare per il rimando alla forma della Tau, richiamo alla croce di Cristo.
L’ambone. È ideato nel rapporto tra il quadrato e il triangolo che sembra generarlo: forma simbolo della dimensione terrena e umana il quadrato, simbolo della Trinità il triangolo. I quattro lati di questo spazio simboleggiano allo stesso modo i quattro evangelisti e il lato aperto non è una sottrazione ma un invito al lettore a farsi voce annunciante della parola di Dio rivelata per mezzo delle scritture.
La sede. Tra i tre elementi è il più terreno e umano. La forma si genera dalla compenetrazione spaziale di due forme geometriche semplici, il rettangolo ed il quadrato. Ancora una volta protagonista è materia (la pietra) che si fa accogliente per colui che guida l’assemblea, il ministro di Dio. La sede con la sua forma quadrangolare lo accoglie e lo avvolge, nei momenti in cui anche egli è invitato ad ascoltare la parola di Dio e la preghiera dell’assemblea.