Politica schede referendum

Pubblicato il 2 Luglio 2022 | di Vito Piruzza

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Referendum: Uso e abuso

Solo quattro mesi fa ho criticato l’uso “improprio” dello strumento costituzionale del referendum abrogativo, ed eccoci adesso a commentare il risultato di questi referendum.

Dalle urne è uscita una sonora bocciatura da parte del corpo elettorale.

Come infatti può essere classificata una partecipazione alle urne del 20,9%?

La più bassa partecipazione di sempre!

La cosa davvero incredibile è il totale silenzio dei promotori… Possibile che un risultato così eclatante passi totalmente sotto silenzio? Nessuna autocritica, nessun “mea culpa”.

Già, ma anche sui promotori c’è bisogno di fare chiarezza: inizialmente le firme sono state raccolte da Radicali e Lega, ma alla fine della fiera alla Cassazione le proposte di referendum sono state presentate da 9 consigli regionali con maggioranza di centrodestra; a norma di legge ne bastavano 5, ma così come la raccolta di firme era chiaramente una vetrina per reclamizzare il proprio punto di vista sulla giustizia alla ricerca di consenso, l’overdose di consigli regionali voleva essere un chiaro messaggio di unità di una parte politica per fare pressione sulla riforma della giustizia che si discuteva in Parlamento.

Quale motivazione istituzionale o utilità infatti ha avuto proporre dei referendum quando il Parlamento ha già incardinato la discussione sulla riforma della giustizia?

E la prova dell’utilizzo strumentale sta proprio nella campagna referendaria totalmente assente sia a livello nazionale che locale: neanche gli spazi autogestiti gratuiti previsti dalla legge sono stati utilizzati dai promotori per convincere i cittadini della necessità di abrogare le leggi sotto esame.

E dire che ce ne sarebbe dovuto di impegno per convincere i cittadini della necessità di raccogliere o meno le firme per le candidature dei magistrati al Csm… un chiaro argomento che scalda il cuore dell’elettore!

Gli strumenti di democrazia sono dei meccanismi delicati, vanno utilizzati con parsimonia, non abusati o manipolati come avviene oramai da troppo tempo.

I cittadini hanno dimostrato di essere stufi dell’utilizzo per propaganda dei referendum, e l’hanno dimostrato disertando le urne.

Purtroppo questa risposta di iscrive in una complessiva sfiducia nella partecipazione democratica che fa temere per il futuro della nostra società.

La democrazia si nutre di partecipazione e ogni tessera sottratta al grande mosaico della democrazia rende sempre più sfocato e difficilmente comprensibile il futuro del nostro Paese.

Purtroppo si sa in Italia il principio di responsabilità è molto poco percepito quindi anche di questo “spreco di democrazia” non verrà chiesto politicamente conto a nessuno.

Anche se nutro forti dubbi che questo avvenga, c’è da augurarsi che la pessima figura di questi nove consigli regionali induca in futuro tutti gli attori politici a un utilizzo più cauto dello strumento referendario.

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