Attualità conflitto Ucraina paesi

Pubblicato il 10 Agosto 2022 | di Vito Piruzza

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Errore di prospettiva

La guerra in Ucraina che oramai da 5 mesi si protrae con il suo carico di morte e distruzione scuote le opinioni pubbliche di tutta Europa, e soprattutto da noi alimenta il dibattito sull’opportunità di continuare a sostenere con l’invio di armi quel Paese.
La risposta su questo punto però è divergente sulla base del punto di vista di partenza: a) per alcuni l’aggressione a uno Stato sovrano non ha giustificazioni e quindi va sostenuto anche per evitare che l’impunità incoraggi atteggiamenti aggressivi da parte dei Paesi più forti; b) per altri l’adesione alla NATO dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia ha destabilizzato gli equilibri di fatto inducendo la Russia a reagire per garantire la propria sicurezza.
Inutile dire che ho semplificato per esigenze di spazio, una disamina completa richiederebbe volumi e non una semplice pagina…
È quindi a mio avviso un problema di prospettiva: i secondi pongono al centro la divisione del mondo secondo Yalta, e l’equilibrio che ha garantito per 50 anni.
Viene però da chiedersi: quella divisione del mondo quale senso aveva?
Si confrontavano due visioni della società diametralmente opposte da una parte i Paesi che aderivano all’economia “di mercato” (pur con correttivi soprattutto in Europa) e dall’altra i Paesi del “socialismo reale” che sostenevano l’economia “pianificata”.

Questa dicotomia costituiva l’alibi (direi la foglia di fico) con cui le due superpotenze giustificavano il mantenimento (con più o meno “forza” di persuasione) delle aree di influenza.

Ma adesso è ancora così?

La Russia non è più il Paese capofila di una visione economica alternativa della società, anzi, ha forse importato i lati peggiori dell’economia di mercato (la insopportabile forbice ricchi/poveri, la corruzione etc.) su questo nuovo presupposto la pretesa di “un’area di influenza” che di fatto ha come unica giustificazione la prevaricazione del più forte sul più debole è francamente difficile da giustificare.

Di più. Le nuove “dicotomie” geopolitiche hanno altri crinali, una, tra l’altro foriera di risentimenti e rivalse è quello che vede da una parte i Paesi ricchi e dall’altro i Paesi emergenti e i Paesi poveri, che ahimè, restano sempre fuori anche da queste dinamiche… un altro crinale della storia è a mio avviso quello che vede da una parte i Paesi democratici, o che si avviano ad esserlo e dall’altro i Paesi che, spesso dietro la veste istituzionale di democrazie, sono in realtà regimi autoritari.

E allora forse il paradigma che serve ad interpretare le dinamiche in corso oggi in Europa non va ricercato nell’equilibrio della “guerra fredda” che ha pervaso la seconda metà del secolo scorso, ma (ovviamente mutatis mutandis) nelle tensioni della prima metà del ‘900 in cui il confronto democrazie/regimi ha infiammato il mondo intero precipitandolo nella tragedia della seconda guerra mondiale; ci si deve muovere con grande saggezza, da una parte circoscrivendo e limitando l’area di tensione per evitare di espandere il conflitto, ma dall’altro evitando di soggiacere alle pretese espansionistiche della potenza prevaricatrice di turno.

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